Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Luglio 2017 (Anno XIV – Numero 7).

Ogni anno in Europa si perdono 1.000 kmq di suolo fertile (pari a 100.000 ettari), che spariscono sotto una colata di cemento, un’area estesa come l’intera città di Roma. In Italia, la quantità di suolo urbanizzato nel 2016 era di 2,3 milioni di ettari (pari a 377 mq per abitante), il 7,6% della superficie nazionale complessiva di 30 milioni di ettari. Il terreno cementato è pari a circa un sesto della superficie agricola coltivata, ma a differenza di questa non produce frutti. Il problema è che il consumo di suolo continua costantemente ed ininterrottamente, con la scomparsa ogni anno di 22.000 ettari di aree naturali italiane (cioè 60 ettari al giorno).

Alla Lombardia compete il record nazionale di zone urbanizzate: 12,8% del territorio regionale.

A Roma, seppure con modifiche e riduzione della cubatura, sta per partire il progetto dello stadio della Roma per circa 600.000 metri cubi. In Sicilia invece, vicino Marina di Modica, un’area costiera classificata come Sito di Interesse Comunitario, ha visto ripartire le ruspe (già bloccate nel 2006) per la realizzazione di un complesso turistico di 40.000 metri quadri di superficie, di cui 3.000 metri quadri di edifici.

Spesso inoltre le opere non si terminano, sono infatti 752 le opere incompiute presenti sul territorio nazionale, come emerge dall’aggiornamento 2016 dell’anagrafe delle opere incompiute, pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ne abbiamo più di un esempio addirittura a Castel Madama: la caserma, la palestra ed il depuratore.

Per la “Giornata della Terra”, il 22 aprile 2017, Legambiente si è mobilitata in tutta Italia per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa da People4Soil, una rete libera e aperta di ONG europee, istituti di ricerca, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti. Il suolo è una risorsa essenziale, limitata, non rinnovabile e non sostituibile: dalla salute dei suoli dipende il benessere attuale e delle future generazioni. La petizione – che può essere firmata anche online sul sito web www.salvailsuolo.it – chiede che l’Unione europea introduca una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come un patrimonio comune. Devono essere raccolte un milione di firme in tutta Europa entro il 12 settembre prossimo; sono 54mila quelle necessarie per raggiungere il quorum in Italia.

Spesso infatti si costruisce in modo selvaggio, avendo come obiettivo solo interessi speculativi, trascurando l’impatto sulla produzione alimentare, la conservazione della biodiversità e la riduzione dei cambiamenti climatici. La posta in gioco è alta e la battaglia è difficile.

La Camera dei deputati ha approvato a maggio 2016 la legge sul contenimento del consumo di suolo, che si è poi fermata al Senato. Per tutti gli Stati membri dell’Unione serve un codice normativo chiaro che ponga limiti alla trasformazione dei suoli e spinga la rigenerazione urbana.

L’Italia è già piccola ed il veloce fenomeno di consumo del suolo può rovinare in maniera irreversibile le bellezze del nostro territorio, senza considerare le altre minacce che gravano sul suolo: preoccupanti fenomeni di erosione, di inaridimento (in particolare al sud e nelle isole), di contaminazione dovuta a preesistenze industriali, avvelenamento da fitofarmaci in agricoltura.

Centinaia di associazioni ambientali sottolineano come “senza un suolo sano e vivo non c’è futuro per l’uomo. Oggi il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari. Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali”. Per questo oltre 400 associazioni chiedono all’UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l’acqua e come l’aria. Se sei d’accordo, vai e firma la petizione sul sito web www.salvailsuolo.it !

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