So’ italiano, ma …

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Giugno 2016 (Anno XIII – Numero 6).

Il Centro Sociale Anziani di Castel Madama, in collaborazione con la compagnia “Quelli che .. continuano”, dopo il successo dell’ultima rappresentazione teatrale “‘N-giruvaghenno”, ci presentano una nuova e frizzante sceneggiatura intitolata “So’ italiano, ma …” che ci trasporta e ci fa viaggiare tra le regioni italiane, i vari dialetti, i proverbi ed i canti popolari della nostra bella Italia. In questa pittoresca gita ci accompagna la saggia Arcana, che ci guida e ci spiega le espressioni dialettali più complicate.
Divertente la storiella della povera Vendura, che rimasta vedova, cade prima negli imbrogli del “camposantaro”, per poi trovare consolazione nelle attenzioni dello stesso briccone. Sono molto piacevoli gli stornelli ciociari, così come l’episodio buffo della cartomante campana la quale raggira lo sprovveduto di turno, che però alla fine si rende conto dell’inganno e delle finte doti preveggenti della mascalzona. Non è da dimenticare il racconto di Don Mimì, un corteggiatore petulante che cerca di proporsi alla sua dirimpettaia di casa, una giovane donna con un marito molto più attempato, la quale però ha già un giovane amante che le da lezioni di chitarra durante le sieste pomeridiane dell’ignaro consorte, e che musiche!
L’aneddoto di San Martino e del vino, o i discorsi di Tonino ed Aurelia curiosa della notizia su Ottorino Petroni, che si è scoperto essere un travestito, ed il raccontino dello sbronzo Astemio Bevilacqua la cui moglie si impegna in generose relazioni pubbliche come cosiddetta consolatrice degli afflitti, ogni storiella intervallata con vivaci canti, come il popolare stornello: “Quel mazzolin di fiori che ‘l vien da la montagna”. Veramente spassosa anche la scenetta del povero marito che piange la sua adorata moglie Rolanda, per la quale voleva organizzare un imponente funerale con carrozza e cavalli bianchi, ma la visita inaspettata dei suoi numerosi amanti gli fanno cambiare idea, finché all’improvviso la moglie defunta non si alza dicendo che andrà da sola al cimitero.
I momenti più esilaranti dello spettacolo sono stati sicuramente gli stornelli allegri e le storielle divertenti, senza tralasciare i curiosi proverbi regionali e la riuscita chiusura finale con il canto dell’inno nazionale.
Insomma, il gruppo teatro del C.S.A., in cui si fa valere molto la “C” di Centro e la “S” di Sociale, e ben poco si riconosce la “A” di Anziano, ci ha regalato un’altra spiritosa ed istruttiva rappresentazione teatrale, ma soprattutto la dimostrazione che ogni età della vita ha i suoi tesori da donare e che “Un uomo non è vecchio finché è alla ricerca di qualcosa” (per dirla con un aforisma di Jean Rostand). Per questo sono da ringraziare tutti i componenti del recital: Antonietta Pietropaoli, Antonio Petrini, Benedetto Mancini, Francesca Livi, Giovanni Mancini, Margherita Proietti, Maria Domenica Ruggeri, Maria Onofri, Maria Sistina Censi, Mario Bussi, Mario Garofolo, Mario Moriconi, Piera Iannuccelli, Pina Salvatori, Renzo Possenti, Rosaria Nonni, e per finire il tecnico Michele Garofolo, la regia di Carlo Marazza e la presidente Rina Iori.

Oliolive: dove è l’olio?

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2016 (Anno XIII – Numero 1) intitolato “Oliolive: dove è l’olio?”.

La festa di Oliolive nasce per promuovere le eccellenze locali di Castel Madama: l’olio e le olive. Purtroppo quest’anno non ha avuto molto successo, e non è la prima volta! Organizzare un evento non è assolutamente facile, ma in questo caso il flop era già annunciato: nessuna impresa di olive ha partecipato direttamente ed è intervenuto un solo produttore di olio.
Grande è stata la delusione dei pochi visitatori, venuti proprio per acquistare questi prodotti, nel constatare che non erano in vendita. Perché? Ho sentito i diretti interessati (le aziende per la lavorazione delle olive, i produttori d’olio, il pubblico) e riporto qui sotto alcune delle opinioni raccolte sulla festa di Oliolive:
– il periodo scelto non è adatto;
– negli stand fa molto freddo;
– 3 giorni di festa sono troppi;
– non aiuta a promuovere le olive;
– non serve a vendere l’olio;
– non c’è ritorno economico;
– è una perdita di tempo;
– sembra il mercato del martedì;
– assomiglia ad una sagra;
– è inutile e non ha senso.
Criticare è sempre un compito facile, ma in questo caso il giudizio sulla festa di Oliolive è tanto duro quanto realistico. La manifestazione non è più sostenuta dalle stesse aziende di settore, e via via si è trasformata in un piccolo mercatino, dove però paradossalmente non è stato possibile acquistare né olio né olive, ed alla fine non ha accontentato nessuno. Nei chioschi all’aperto ha fatto effettivamente molto freddo, non c’è stata una grande partecipazione di pubblico, non si è riusciti a supportare la vendita dei prodotti, né a venire incontro agli interessi degli espositori, né tantomeno ai desideri dei visitatori.
Nella prima edizione della festa, il “format” individuato ha avuto un ampio consenso, nonostante l’inesperienza degli organizzatori e la fretta nell’allestimento. Infatti erano in mostra tutti gli attrezzi per la raccolta delle olive (teli, rastrelli, abbacchiatori elettrici, compressori), un piccolo frantoio per la macinazione, le aziende di olive con i loro prodotti e diversi produttori di olio: l’evento era fortemente tematico, anche se mancava il ritorno economico e si faceva sentire il freddo pungente.
Naturalmente è ingenuo pensare che per le grandi aziende di lavorazione delle olive, le quali oramai si muovono in un contesto consolidato, nazionale ed internazionale, la festa di Oliolive possa rappresentare un qualche interesse commerciale per le loro vendite. Mentre è più ragionevole immaginare che i piccoli produttori si aggreghino insieme per la vendita dell’olio, magari con la formazione di una cooperativa agricola. A questo punto la festa Oliolive sarebbe un momento d’incontro tra la domanda e l’offerta d’olio, un interesse economico per gli espositori ed un occasione per gli acquirenti in cerca dell’olio d’oliva locale. Ma Castel Madama ha una tale produzione d’olio, oppure questa è appena sufficiente a sopperire le esigenze della domanda interna? Ciò è da verificare!
Qui non si vuole bocciare completamente la manifestazione, ma sono sicuramente necessari dei cambiamenti. Visto che per le aziende d’olive la festa è inutile, che i produttori d’olio sono poco presenti e non organizzati, e che la quantità dell’olio prodotto forse non basta per generare un bussiness conveniente, si potrebbe anche considerare un titolo diverso per l’evento (la festa dell’inverno?). Il rischio è di finire come con la sagra della pera spadona, sicuramente in auge ai suoi tempi, ma ormai anacronistica e superata!

‘N GIRU VAGHENNO

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Giugno 2015 (Anno XII – Numero 5) intitolato “‘N GIRU VAGHENNO”.

Un gruppo di attempati signori e signore del Centro Sociale Anziani, ma che nulla hanno di senile fuorché la data anagrafica, hanno messo in scena la scorsa settimana un’originale rappresentazione teatrale in dialetto nel teatro comunale. “’N-giru-vaghenno” è una simpatica sceneggiatura scritta e diretta da Carlo Marazza, dove una comitiva di giovanotti viaggia con la mente tra le proprie memorie, “sperénno .. repensènno .. recordènno”, cantando e raccontando una ricca serie di giochi, tiritère, cantasilene, fanfaluche, indovinelli, stornelli, senza tralasciare i passatempi, le chiacchiere in piazza e le storielle “de na vota”. La scenografia sul palcoscenico è rappresentata dalla fontana del paese vecchio, con una conca di rame appoggiata sul bordo e due archetti ai lati della piazzetta. Sembra proprio un vicoletto di “Casteju meju, bbeju tuttu vantu ..”.
A quel tempo non tutti avevano l’acqua in casa, e così la fontana nella piazza del borgo vecchio era un vero tesoro, quante “femmone pe via fore co le conche n’capu che porteanu l’acqua” mentre i ragazzini assetati “s’attaccanu ai pisciarej”. Seguendo i loro racconti ci si immerge in una realtà sconosciuta, sembra lontana anni luce, eppure si tratta di 60 anni fa, dove la vita era più difficoltosa ma nel complesso si stava bene.
Ad esempio per divertirsi ci si raccontava “nu ‘nduvinarju” come questo: “A vu che sete de Casteju, mo ve faccio nu ‘nduvinarju. Steteme bbene a sintì, e la resposta veneteme a dì. Capu bassu curu ajazatu, ficcaceju che n’è peccatu. Nè, né, né, né, ‘nduvinete sa cche d’è?”. Neppure io sono riuscito ad indovinare, chissà ora a cosa state pensando voi, ma è molto più semplice e visto che “v’ete tantu scervellatu, ma non ete ‘nduvinatu, vistu ch’è cucì, la resposta mo vengo a dì, .. è ju pède alla scarpa”.
E così via tra la fanfaluca della “frummica” e la cicala, la tiritera della “cavalla cioppa”, la cantilena di “piripicchio e piripacchio”, le scene scorrono veloci ma forse i momenti che mi sono rimasti più impressi sono quelli cantati, dove gli attori mostrano delle buone capacità melodiche. Mi ricordo che quando ero piccolo anche noi facevamo le conte per decidere il turno a nascondino, come questa: “Unu, dova, tre, circhi ju Papa, trovi ju re. Trovi ju re senza reggina, prigioniera alla cantina. A stu puntu sai che c’è .. a riscine tocca a tte”.
Insomma, questa vivace compagnia “te mittu addossu l’alligria”, e guai a chiamarli “vecchiarei” perché sul palcoscenico hanno dimostrato “de esse propriu chiattarej”, con uno spirito più giovanile di tanti adolescenti!

Un viaggio in mente

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Marzo 2015 (Anno XII – Numero 3) intitolato “Un viaggio in mente”.

Lo scorso sabato 14 marzo gli ospiti della comunità di “Villa Maddalena” di Castel Madama, in collaborazione con la Compagnia teatrale “Quelli che continuano ..”, hanno messo in scena uno spettacolo teatrale, recitando in maniera sorprendente attraverso una tecnica chiamata teatro dell’immagine.
Il tema della rappresentazione era “Un viaggio in mente”, nel quale ogni personaggio raccontava un viaggio vissuto nella propria vita oppure ne immaginava uno che avrebbe voluto intraprendere in un futuro prossimo, immergendosi indietro nei propri ricordi o librandosi avanti con la sua immaginazione. Una vacanza in Perù con la speranza di un nuovo inizio, il ritorno a casa in Sudafrica dopo aver girato tutta l’Europa, un convegno professionale a Torino, un weekend con la propria compagna a Città della Pieve, una settimana a Tokyo da una conoscente, una gita con il proprio padre alle isole Eolie.
Ed anche il pubblico è partito con i protagonisti, dalla stazione di Termini, dall’aeroporto di Fiumicino, con la moto o con la macchina, ed è arrivato a Tokyo in Giappone, sulle Ande del Perù, a Johannesburg in Sudafrica, nei vicoli del centro storico di Fumone, in moto a Perugia, alla festa dei Ciclopi di Messina, a pesca di totani nelle isole Eolie, in un bungalow a Panama, sentendo vividamente quelle emozioni ed imprimendo quelle immagini nella propria mente. Filo comune delle storie raccontate è stata la preparazione della valigia, l’ansia della partenza, il timore dell’ignoto, la gioia dell’arrivo, l’entusiasmo della scoperta, e soprattutto l’emozione del viaggio.
Questo progetto tra la Compagnia teatrale “Quelli che continuano ..” e gli ospiti di “Villa Maddalena” è iniziato già dallo scorso settembre, con impegnative prove settimanali. Inizialmente però nessuno era certo dove avrebbe portato questo esperimento, che poteva rivelarsi solo un piacevole passatempo – ci ha confessato l’organizzatrice Tiziana Fidani – anche se la speranza era quella di riuscire a raggiungere il pubblico e calcare il palcoscenico, dove sono arrivati regalandoci impressionanti emozioni.
Al principio le prove sono state un esercizio di conoscenza delle persone, attraverso la condivisione di esperienze e speranze, con la creazione di uno spazio e di un tempo comune. La comunicazione si è sviluppata attraverso gli sguardi e le immagini, portando ad una conoscenza silenziosa ed intima. Poi, dopo aver definito una traccia indicativa, c’è stato il grande sforzo di comporre la performance teatrale, che si è concretizzata con una recitazione a braccio basata su pochi punti fermi, più che un vero e proprio copione. I protagonisti hanno scritto delle proprie poesie e contro ogni previsione le hanno recitate a memoria; pensieri spontanei ma potenti nella loro semplicità e nella loro autenticità, in un teatro in cui l’attore recita la propria vita ed esprime le sue emozioni, senza seguire schemi, in cui si è protagonista e spettatore nello stesso tempo. E per questo le immagini richiamate e i pensieri espressi sono quasi tangibili: il fumo di un camino, la barca che ondeggia sul mare, la consapevolezza di quanto sia importante andare avanti, o come le gioie e le paure ti fanno sentire vivo, e l’idea che durante la vita si incontrano salite e discese. Ed oltre a questo, gli attori ci hanno svelato quanto è affascinante l’impulso di andare lontano, ma come alla fine si desideri sempre ritornare a casa, magari con le stelle che illuminano la strada, mentre nessuno può evitare di viaggiare poiché il mondo su cui siamo comunque si muove. La conoscenza maieutica che gli attori hanno maturato con questa rappresentazione teatrale, eseguita con il metodo del teatro dell’immagine, fuori dagli schemi consueti, ha prodotto un turbine di genuinità che si è letteralmente riversata sul pubblico, il quale ha potuto sentire intensamente le emozioni delle storie raccontate ed immedesimarsi concretamente nelle immagini create sul palcoscenico. Infine, ciliegina sulla torta, gli attori hanno suonato con la chitarra e cantato una stupenda canzone spagnola “Ja sei namorar” (So già amare) del gruppo brasiliano dei Tribalistas.
E’ stato un ottimo lavoro di gruppo che ha prodotto un risultato magnifico, per gli ospiti della comunità di “Villa Madama”, per la compagnia teatrale “Quelli che continuano ..” e per il pubblico che ha avuto la fortuna di assistere a questo coinvolgente spettacolo, per questo ci lasciamo con la speranza che questo esperimento teatrale sia solo l’inizio di un lungo viaggio.

Teatro – Villa Madama

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Dicembre 2014 (Anno XI – Numero 11) intitolato “Teatro – Villa Madama”.

Una combriccola di vecchietti litigiosi, un’infermiera tanto bella quanto spregiudicata ed una giovane straniera alla ricerca di un permesso di soggiorno, sono questi gli ingredienti della nuova commedia teatrale che la compagnia Quelli che… Continuano ha messo in scena presso la Sala Polivalente Comunale dal 30 maggio all’8 giugno. L’opera, scritta e diretta da Mario di Nardo, è ambientata nell’immaginaria casa di riposo Villa Madama, dove cinque anziani ospiti si ritrovano a condividere la nostalgia della passata gioventù e le premonizioni di un ignoto al di là, tra facezie e battute salaci. Mentre i vecchietti rivangano le glorie (vere o presunte) del passato, il presente arriva nella forme della bella Galina (Annamaria Mozzetta), giovane ragazza russa che con l’aiuto dell’astuta infermiera Veronica (Antonella Mancini) riesce ad organizzare un matrimonio proprio con uno degli ospiti della casa di riposo, per ottenere così la cittadinanza italiana. Vittima prescelta del raggiro è Michele (Michele Gnocchi), un vecchietto che a suo dire vanta un passato di latin lover, ed il quale si illude di aver conservato intatto quel fascino che in gioventù faceva cadere ai suoi piedi le ragazze. Convinto di poter ancora aspirare alla mano di una giovane donna come Galina, Michele non si avvede dell’inganno ordito da Veronica, e finisce per caderci dentro, vittima della sua vanagloria e della dolce illusione di un passato ormai perduto. Non dimentichiamo certo i continui bisticci tra Antonia (Pina Mancini), Filippina (Laura Tatti), Tommaso (Riccardo Nonni) e Francesco (Giovanni Chicca), così come il giardiniere Alessandro (Alessandro Santolamazza), il Sindaco (Massimo Scardala) e tutti gli assistenti che sono dietro le quinte per preparare ogni aspetto della commedia.
Nelle due ore di spettacolo si ride dei battibecchi in dialetto castellano tra gli ospiti di Villa Madama, ma si sorride anche, di un riso più amaro, più riflessivo, di fronte alla rappresentazione di un’età della vita ricca dell’esperienza del passato, ma spesso anche indifesa davanti alle numerose truffe e raggiri del presente. Soprattutto si viene contagiati dall’entusiasmo che gli attori, ed i collaboratori che hanno partecipato alla realizzazione della commedia teatrale, hanno infuso nella creazione di quest’opera, certamente una forte passione per il teatro e per la recitazione, ma anche il genuino piacere di offrire alla loro comunità un’occasione di svago, con la possibilità di trascorrere un paio d’ore liete e leggere, mettendo da parte per un attimo i crucci e i pensieri quotidiani.
L’associazione culturale “Quelli che … Continuano” è senza scopo di lucro, e non persegue fini politici e religiosi, ma è legata solo al vivace mondo del teatro amatoriale. Per realizzare le commedie serve un impegno costante e molto sacrificio, di cui non è facile rendersi conto dall’esterno, infatti noi tutti assistiamo solo al magnifico risultato finale, che però è frutto di prolungate prove, anche 4-5 mesi di incontri bisettimanali serali di 1-2 ore ed appuntamenti giornalieri nelle ultime 3-4 settimane che precedono la prima serata.
La passione che trasporta gli amici di “Quelli che … Continuano” è fantastica, ma non basta da sola per organizzare gli spettacoli teatrali, infatti serve anche affrontare l’aspetto economico che non è trascurabile: il costo delle utenze della sala polivalente, la sua manutenzione, l’allestimento delle sceneggiature e l’affitto del magazzino come deposito per le attrezzature di scena. Le donazioni degli sponsor e le offerte degli spettatori permettono appena di bilanciare queste spese.
Per tale motivo la compagnia ha chiesto al Comune di poter utilizzare una parte del locale adiacente alla sala polivalente, e quindi eliminare i costi dell’affitto, ma finora non si è riusciti a raggiungere un accordo. Basterebbe poco per sostenere il lavoro di questa compagnia teatrale amatoriale, che si diverte e intrattiene le nostre serate, aiutandola a far fronte alle difficoltà logistiche che la messa in scena di un’opera comporta, per questo speriamo presto di vedere l’atteso accordo con l’amministrazione comunale per l’utilizzo del magazzino vicino il teatro.
Ci salutiamo con questo pensiero preso dal sito della compagnia: “Un po’ giullari e un po’ burloni, miserabili o signori, ignoranti o grandi dottori o … tutto e niente … solo attori …”.

L’impianto a cippato

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Giugno 2014 (Anno XI – Numero 6) intitolato “L’impianto a cippato”.

Abbiamo parlato già varie volte del progetto dell’Università Agraria per la realizzazione di un impianto a cippato per il recupero delle biomasse legnose, come ad esempio gli scarti delle potature. Ora vediamo meglio di cosa si tratta e verifichiamo a che punto è l’iniziativa.

Cosa è il cippato?
Il cippato è costituito da scaglie di legno vergine con misure variabili tra 2 e 5 cm, e viene ricavato dalla triturazione di residui boschivi, potature agricole, scarti dell’industria del legno, pallet e cassette inutilizzate. Tutti questi materiali sono rifiuti vegetali, in quanto scarti delle attività produttive agricole, forestali o industriali.

Come si usa?
Il cippato è un un bio-combustibile e viene utilizzato negli impianti di riscaldamento delle abitazioni (come il pellet), oppure negli impianti di cogenerazione per la produzione contemporanea di calore ed energia elettrica.

Differenze dal pellet?
Il cippato come il pellet presenta maggiore omogeneità rispetto alla legna da ardere ed è più comodo vista la possibilità del caricamento automatico nella caldaia. Il prezzo medio di mercato è paragonabile a quello della legna da ardere, mentre risulta più economico rispetto al pellet.

E’ vietato bruciare le potature?
Si. Infatti per quanto concerne la bruciatura di paglie, sfalci e potature, l’articolo 256 del DLgs 152/2006 prevede che “la combustione in pieno campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale si configura quale illecito smaltimento di rifiuti, sanzionabile penalmente”.

Come sarà l’impianto?
L’iniziativa dell’Università Agraria ha come obiettivo la realizzazione di un impianto di “selezione, cernita e recupero di rifiuti vegetali”, quindi senza la sezione di cogenerazione (combustione della biomassa). L’impianto dovrebbe occupare una superficie di 2.750 mq (pari a circa metà stadio comunale), ed essere suddiviso in una zona di stoccaggio dei materiali più un’area di produzione, dove è installato un trituratore per la frantumazione meccanica dei materiali legnosi. Sarà realizzato anche un piccolo prefabbricato destinato agli uffici.

Chi gestirà l’impianto?
L’Università Agraria ha sottoscritto il 26/05/2010 una convenzione decennale con l’impresa R.BL. Srl (Recupero Biomasse Legnose di Roma), per un canone di 4.125,00 Euro/anno oltre alla quota del 10% sugli utili dell’impresa.

Dove sarà l’impianto?
L’area individuata per il progetto è un terreno di proprietà collettiva sito nella zona di Colle Passero, a fianco della Via Empolitana, vicino all’ingresso che porta al Casone, in prossimità del futuro sito dell’Archeopark. Tali terreni sono a destinazione agricola, per questo l’accordo di programma approvato dal Comune con la delibera 15 del 31/05/2012 prevede la variazione delle norme tecniche di PRG al fine di permettere la realizzazione dell’impianto nell’area individuata con la seguente dicitura: “Nella sola zona a destinazione Agricola sita in loc. Fonte Valle distinta in Catasto al F. 17 part. 23, di proprietà della Università Agraria di Castel Madama, nella porzione delimitata a Sud dalla S.P. Empolitana, ad Est dalla strada del Casone, ad Ovest dal confine con altra proprietà e a Nord dal Fontanile di Fonte Valle, sarà consentito l’insediamento di un impianto di recupero di biomasse legnose (cippato) proveniente da sfalci e potature”.

A che punto siamo?
Il Comune ha annullato la D.I.A. 50/2013 per l’adeguamento dell’impianto di compostaggio depositata il 04/09/2013 dalla società R.B.L. Srl, poiché tale impianto attualmente non esiste, e perciò serve la richiesta di un permesso di costruire al posto della DIA presentata.
L’iniziativa dell’Università Agraria è certamente lodevole e l’impianto di cippato è importante, tuttavia occorre riflettere con attenzione anche sulla compatibilità del progetto con il sito individuato, considerando l’impatto acustico e paesaggistico sull’area agricola, senza dimenticare la conciliabilità con il futuro Archeopark.