Impianti elettrici a norma

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Marzo 2014 (Anno XI – Numero 3) intitolato “Impianti elettrici a norma”.

La nuova variante V3 richiede prescrizioni addizionali a quelle sulla sicurezza per garantire anche la funzionalità degli impianti elettrici di casa. Siete curiosi di sapere se il vostro impianto è stato realizzato a norma? Allora leggete qui sotto le novità introdotte, ma non vi preoccupate, poiché sono obbligatorie solo per gli impianti realizzati dal 2011!
Di cosa parla la variante V3?
La variante V3 della Norma CEI 64-8 introduce l’Allegato A, un documento normativo specifico per gli impianti elettrici negli ambienti residenziali. Il nuovo Allegato contiene prescrizioni sulla qualità dell’impianto elettrico, che impongono precisi requisiti e dotazioni funzionali minime.
Quando si applica?
Queste disposizioni si applicano alla realizzazione di nuovi impianti elettrici ed ai rifacimenti completi di quelli esistenti. Sono esclusi gli impianti negli edifici pregevoli per arte e storia (DLgs 42/2004).
Quali sono i livelli prestazionali?
Gli impianti elettrici nelle abitazioni si classificano in tre diversi livelli, in relazione alle prestazioni dell’impianto. Ciascun livello è contraddistinto da una dotazione funzionale minima che varia in base alla superficie dell’appartamento. Il primo livello è quello imposto per legge, che garantisce all’utilizzatore una determinata funzionalità di base. I livelli due e tre non sono obbligatori, ma hanno lo scopo di valorizzare gli impianti con caratteristiche più elevate del minimo necessario. Infatti il livello due prevede un numero maggiore di prese di corrente e di circuiti, il videocitofono ed il controllo dei carichi elettrici. Mentre il terzo livello indica un impianto innovativo di particolare pregio e richiede anche le funzioni domotiche.
Quale è la potenza minima?
Per abitazioni inferiori a 75 m2 si deve realizzare un impianto con una potenza impegnabile di 3 kW o superiore. Per unità abitative superiori a 75 m2 occorre prevedere che l’impianto sia dimensionato per almeno 6 kW, anche se l’utente ha un contratto di soli 3 kW.
Protezione del montante
Il montante è il cavo che collega il contatore al quadro elettrico, e deve avere una sezione non inferiore a 6 mmq. Occorre realizzare il cavo montante con doppio isolamento, tramite cavi unipolari posti in un unico tubo protettivo isolante, oppure cavi multipolari con guaina, altrimenti sarà necessario predisporre un interruttore differenziale selettivo.
Requisiti dell’impianto elettrico
Il numero minimo di linee elettriche (prese, luce, bagno, ..) deve essere di 2 per abitazioni con meno di 50 mq, fino ad arrivare a 5 se superiori a 125 mq, oltre agli eventuali circuiti destinati specificatamente all’alimentazione di scaldacqua, caldaie, condizionatori, estrattori, box, cantine e soffitte. Nel quadro elettrico devono essere montati almeno due interruttori differenziali. Al fine di permettere successivi ampliamenti, i quadri devono essere sovradimensionati con un numero minimo di due moduli vuoti. Ogni interruttore deve essere facilmente identificabile tramite etichetta. Il cavo proveniente dall’impianto di terra dell’edificio deve raggiungere direttamente il quadro.
Prescrizioni generali dell’appartamento
Vicino ad ogni presa telefono/dati deve essere prevista almeno una presa energia. Perlomeno una presa TV deve avere accanto la predisposizione per 6 prese energia. Il comando interno di punti luce esterni oppure non visibili deve essere associato ad una spia luminosa di segnalazione. Deve essere prevista l’alimentazione per la cappa aspirante. I punti presa inaccessibili o di alimentazione diretta devono essere controllati da un interruttore di comando bipolare.
Dotazioni funzionali degli ambienti
Si prescrive l’installazione di almeno una lampada fissa d’emergenza in caso di black-out. Per la camera da letto, il soggiorno e lo studio deve essere previsto il seguente numero minimo di prese ed illuminazioni: fino a 12 mq 4 punti presa energia, 1 punto luce, 1 presa TV, 1 presa telefono/dati; tra 12 e 20 mq servono 5 punti presa energia, il resto come sopra; se maggiore di 20 mq si richiedono 6 punti presa energia, l’altro come già detto prima. L’angolo cottura deve avere 2 prese energia di cui una sul piano cottura. Per la cucina abitabile sono previsti 5 punti presa energia (di cui 2 sul piano cottura), 1 punto luce, 1 presa TV, 1 presa telefono/dati.

Caldaie montate a regola d’arte

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Febbraio 2014 (Anno XI – Numero 2) intitolato “Caldaie montate a regola d’arte”.

Le caldaie devono essere montate a regola d’arte, facendo particolare attenzione al sistema di scarico dei fumi di combustione, infatti questi gas nocivi vanno accuratamente incanalati in una canna fumaria oppure opportunamente scaricati a parete. Negli edifici esistenti le canne fumarie non sono sempre presenti, per questo motivo si riportano qui sotto le prescrizioni di sicurezza che devono essere osservate.

E’ possibile installare la caldaia sotto un balcone?
Quasi mai. Infatti lo scarico della caldaia sotto un balcone deve essere collocato in posizione tale che il percorso dei fumi non sia minore di 2 m, dal punto di uscita dei gas alla soglia del balcone, compreso l’eventuale parapetto chiuso. Inoltre il terminale deve essere comunque posizionato ad una distanza minima di 30 cm dal solaio del balcone (50 cm per apparecchi a tiraggio naturale).

Si può avere lo scarico sotto una finestra?
Se la caldaia è a tiraggio naturale non è possibile, infatti la distanza minima da rispettare tra lo scarico e la finestra è 2,5 m. Invece, se l’apparecchio è a ventilazione forzata la distanza necessaria dalla finestra è solo 0,6 m.

Quali sono le distanze da rispettare?
I terminali di scarico degli apparecchi termici a gas muniti di ventilatore, con una potenza da 16 a 35 kW, devono rispettare queste distanze minime:
– 30 cm dall’angolo/rientranza dell’edificio;
– 30 cm dalla gronda o da tubazioni;
– 40 cm in adiacenza ad una finestra;
– 60 cm sotto una finestra;
– 100 cm a fianco di un balcone;
– 100 cm a fianco di uno scarico;
– 150 cm sotto un altro scarico;
– 220 cm dal piano di calpestio.

Cosa sono le canne fumarie collettive?
Le canne fumarie collettive servono per l’evacuazione dei fumi delle caldaie negli edifici con più piani, e sono composte da un condotto primario e da più canali secondari per l’allaccio dei singoli apparecchi. I condotti secondari devono avere un’altezza non minore di 2 m all’interno del primario. L’immissione dell’apparecchio nel condotto primario deve essere al di sopra del punto in cui termina il secondario sottostante. L’altezza minima della canna fumaria al di sopra dell’ultimo apparecchio deve essere di almeno 3 m.

Quante caldaie per ogni canna fumaria?
La canna fumaria può servire al massimo 6 apparecchi, e non più di una caldaia per piano. Non è consentito scaricare i prodotti della combustione di apparecchi non similari tra loro (ventilazione naturale/forzata) nello stesso camino, canna fumaria o condotto intubato.

Quando è possibile lo scarico a parete?
Non sempre. Infatti gli impianti termici installati dopo il 31/08/2013 devono essere collegati ad appositi sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell’edificio, come indicato nella Legge 90/2013 che modifica il DPR 412/1993. E’ possibile derogare da questo obbligo, e quindi scaricare i fumi a parete, solo nei seguenti casi:
a) si sostituisce una caldaia individuale esistente che già scaricava a parete;
b) c’è incompatibilità con le norme di tutela dei beni culturali (centro storico);
c) sussiste l’impossibilità tecnica a realizzare lo sbocco sopra il colmo del tetto.
Comunque queste caldaie devono avere un rendimento minimo del 93% (se la potenza è 35 kW), appartenere alla classe 4 o 5 secondo le emissioni di NOx (UNI EN 297, 483 e 15502), e rispettare la vigente norma tecnica UNI 7129-3:2008 sulla posizione dei terminali di tiraggio.

Si può avere il contatore vicino la caldaia?
No. Tutti gli apparecchi a gas devono essere installati ad una distanza di almeno 1,5 m dai contatori, siano essi elettrici o del gas. Solo se la caldaia è esistente, per superare l’ostacolo, è permesso realizzare un setto separatore tra apparecchio e contatore, in modo da evitare che eventuali fughe di gas possano trovare punti di innesco e causare incendi o esplosioni.