Ciaspolare

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Febbraio 2018 (Anno XV – Numero 2) su come ciaspolare sulla neve.

La passione per la neve non significa solamente sci e snowboard, ma anche fare delle ciaspolate. Ultimamente si sta riscoprendo questa particolare attività: un modo antico, lento e silenzioso di godersi la montagna in inverno. Vediamo di cosa si tratta!

Ciaspolare
La ciaspolata è una lenta passeggiata con le racchette da neve ai piedi, le cosiddette ciaspole, da fare in alta montagna nella stagione invernale, quando tutto il paesaggio è coperto di bianco. È un’attività semplice (non servono istruttori), praticabile da tutti (anche dai bambini) ed economica (non richiede una particolare attrezzatura). Un modo affascinante di vivere la neve, con scenari ovattati, un lento incedere tra valli e pendii, immersi in boschi silenziosi di faggi e pini, fino alle cime più alte dove si aprono vedute indescrivibili, paesaggi ghiacciati ed imbiancati.

Le ciaspole
Le ciaspole sono una specie di zatteroni che prima erano realizzate in legno mentre oggi sono in plastica, e che permettono di galleggiare sulla neve fresca evitando di sprofondarci. Sopra la ciaspola è montato un dispositivo basculante sul quale va legata la calzatura. La basculabilità serve per ridurre la fatica e rendere la camminata più fluida. Nei tratti più impegnativi (discese ripide, traversi), dove è bene avere un ottimo controllo della ciaspola, la basculabilità si blocca con un gancio posteriore. L’aggancio dello scarpone è regolabile in lunghezza, ed è composto da una legatura anteriore (in punta) ed una cinghia posteriore (sulla caviglia). Sono presenti anche dei puntali e ramponcini metallici che garantiscano una migliore presa sulle salite ripide e sulla neve dura. Infine nei pendii più duri si può fissare l’alzatacco che tiene sollevato il tallone. Compagni indispensabili delle ciaspole sono i bastoncini, che servono per mantenere l’equilibrio, migliorare il ritmo della camminata ed aiutare la stabilità.

Uso delle ciaspole
Ciaspolare è un po’ come il nordic walking: braccia e gambe si muovono in modo alternato, per cui quando avanza il piede destro si punta nella neve la bacchetta impugnata con la mano sinistra, e viceversa. Nei tratti di ripida salita invece si puntano entrambi i bastoncini avanti per poi far leva e aiutare la spinta delle gambe. La falcata è fatta con passi brevi e gambe appena un po’ più larghe del normale, seguendo la traccia già aperta nella neve (è meno faticoso).

Abbigliamento
Il vestiario deve essere a strati, e bisogna evitare assolutamente di sudare. Le temperature sono molto basse, ma muovendosi il corpo si riscalda velocemente. L’abbigliamento ottimale prevede una maglietta intima traspirante (mai il cotone che si inzuppa) a maniche lunghe, un pile, un giubbetto antivento, pantaloni lunghi da escursionismo (quelli da sci sono sconsigliati perché rigidi e troppo imbottiti, e non vanno assolutamente bene i jeans che si bagnerebbero con la neve) ed infine scarpe da trekking impermeabili. Non bisogna dimenticare di portare un cappello che protegga anche le orecchie dal vento, guanti impermeabili, uno scalda collo ed un paio di occhiali per ripararsi dai riflessi del sole sulla neve.

Itinerari
I posti da visitare qui vicino sono svariati, possiamo infatti arrivare a Livata per scoprire le vedute del Monte Autore, oppure passeggiare tra i boschi di campo Buffone, salire su Monte Calvo e poi scendere a Campaegli; a Campo Felice si raggiungono facilmente le vecchie miniere ed il rifugio Sebastiani; poi ci sono il Terminillo, il Monte Cotento vicino Filettino, Campo Imperatore, Campo Staffi, la zona di Pescasseroli ed Alfedena. È bene andare in gruppo o con una guida alpina locale, per apprezzare meglio i segreti del territorio e viverli in piena sicurezza. Ci sono molti luoghi vicini dove passeggiare sulla neve, allora cosa aspettate a provarne la magia!

Rinnovabili al 50%

Dal 01/01/2018 parte finalmente l’obbligo di coprire con fonti rinnovabili il 50% dei consumi energetici dei nuovi edifici e di quelli sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Dopo le numerose proroghe degli anni precedenti, il DLgs 28/2011 sulle energie rinnovabili è applicato integralmente.
Gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e del 50% della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento. Ciò è valido per tutti gli edifici realizzati o ristrutturati in base a titoli abilitativi presentati dal 01/01/2018.
Non è possibile utilizzare impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica. È necessario sfruttare l’energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili: eolica, solare, aerotermica (nell’aria), geotermica (nel terreno), idrotermica (nell’acqua), oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas di depurazione e biogas.
Per i titoli abilitativi richiesti entro il 31/12/2017 la percentuale di rinnovabili è il 35%.
Non rientrano in questo ambito gli edifici allacciati ad una rete di teleriscaldamento per i servizi di riscaldamento e d’acqua calda sanitaria.

Il mistero dei numeri primi

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Febbraio 2018 (Anno XV – Numero 2) sul mistero dei numeri primi – recensione del libro del Prof. Augusto Serrecchia.

Quest’oggi vi presento il libro del Professore Augusto Serrecchia intitolato “Dai numeri primi all’ipotesi di Riemann”, che racconta gli sforzi fatti sinora dalla comunità scientifica per comprendere qual è la logica con cui i numeri primi si distribuiscono nell’insieme dei numeri naturali: il più importante problema irrisolto della matematica.

Numeri primi
Introduciamo prima i numeri naturali, quelli cioè con cui s’impara a contare. Se ad uno qualsiasi di essi si aggiunge 1, si ottiene il numero naturale immediatamente successivo, essi cioè non finiscono mai, sono infiniti, si può infatti sempre avanzare di una unità. Alcuni di questi si definiscono numeri composti, possono cioè essere formati dal prodotto di altri naturali. Invece un numero primo non può essere espresso come prodotto di altri naturali, ossia è divisibile solo per 1 e per sé stesso. Anche i numeri primi sono infiniti, un risultato che ha dimostrato Euclide addirittura 2.300 anni fa. Il teorema fondamentale dell’aritmetica dice che ogni numero naturale (a parte 1) o è un numero primo o può essere espresso in un solo modo come prodotto di numeri primi, come ha dimostrato Carl Friedrich Gauss nel 1801.

Distribuzione dei numeri primi
L’argomento principale del libro è proprio la distribuzione dei numeri primi nell’insieme dei naturali; si succedono in un modo che appare irregolare, ma come ha detto Einstein “Dio non gioca a dadi con l’universo”. I numeri primi sono gli elementi fondamentali della matematica, ed i matematici non sono affatto contenti che questa struttura basilare presenti ancora aspetti misteriosi. Ci deve essere una ratio intellegibile secondo cui i numeri primi si succedono nell’ordine dei naturali. E già da questo si intuisce la suprema bellezza e la severa perfezione della matematica. Ci sono i numeri soli (primi) e quelli accompagnati (composti), e di questa distribuzione non si conosce la logica, eppure questi oggetti entrano ogni istante nelle vite di ognuno di noi, non è infatti possibile fare a meno dei numeri, sono quasi in qualsiasi cosa.

Ipotesi di Riemann
Il primo indizio per decifrare questo mistero è proposto da Gauss, che congettura il teorema della distribuzione dei numeri primi, dimostrata 100 anni dopo da Charles Hadamard: la ricerca di una funzione che fosse legata a tutti i numeri primi nel loro insieme e la cui analisi permettesse poi di individuare la legge che governa la loro distribuzione asintotica approssimata. Nel 1737 fa il suo esordio l’identità di Eulero che contiene tutti i naturali da una parte e tutti i numeri primi dall’altra, ed implicitamente la nozione d’infinito e il concetto di limite, con alcune informazioni sul segreto dei numeri primi.
Siamo infine giunti a Riemann, il quale intuisce che il solo modo di procedere fosse quello di estendere l’identità di Eulero in un contesto geometrico più ampio: il piano dei numeri complessi. Ripropone quindi il problema introducendo una continuazione analitica della formula di Eulero, cioè una sua estensione che la facesse apparire solo come una restrizione di una funzione più ampia ed articolata, definita sul piano di Gauss-Argand. Questa estensione, di cui l’identità di Eulero è solo una parte, viene detta la zeta di Riemann, una funzione complessa di variabile complessa. È come se si fosse sempre ammirato un piccolo pezzetto di un dipinto, e poi un bel giorno si vedesse il quadro completo! Gli zeri complessi della zeta di Riemann costituiscono in un certo senso un insieme duale dell’insieme dei numeri primi.
Il problema è allora risolto? No, non e ̀ cosi! L’Ipotesi di Riemann non è stata dimostrata, se fosse vera avremmo trovato “la musica armonica dei numeri primi”, in caso contrario ci sarebbe solo del “rumore”. Al contrario il mistero si infittisce, con la scoperta di una connessione tra l’Ipotesi di Riemann, la fisica quantistica e la Teoria del Caos.
Insomma, questo è un libro intrigante che ti coinvolge e ti trasporta nella scoperta del più grande problema irrisolto della matematica: l’ipotesi di Riemann. Un mistero incredibile, che attende il genio matematico che lo risolva definitivamente, e chissà se non sia proprio uno di voi!

Obbligo caldaie a condensazione

Dal 26/09/2015 è possibile produrre solo caldaie a condensazione, in conformità alla direttiva Europea 2005/32/CE (Eco-Design). Inoltre tale norma richiede l’etichettatura energetica dell’impianto e dei suoi componenti (come quella per gli elettrodomestici). Il fatto che dal 26 settembre 2015 non è più possibile immettere sul mercato caldaie non a condensazione, significa che i produttori di caldaie potranno produrre solo generatori a condensazione, ma non comporta il ritiro dal mercato delle caldaie di tipo tradizionale, le quali possono essere ancora montate.

Nun se po’ mai sapè

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2018 (Anno XV – Numero 1) sullo spettacolo della compagnia teatrale di Castel Madama intitolato “Nun se po’ mai sapè”.

La compagnia teatrale “Quelli che … continuano” hanno messo in scena la loro 18 rappresentazione da quando è nata l’associazione nel 2006. Lo spettacolo intitolato “Nun se po’ mai sapè” vede alla regia sempre Mario Di Nardo, mentre sul palcoscenico si avvicendano Sergio Millozzi, Paola Proietti, Michele Gnocchi, Pina Mancini, Ernesto Izzo, Desirè Catalano, Riccardo Nonni, Laura Tatti, Alessandro Santolamazza e Rodolfo Piersanti.
Naturalmente gli attori sul palco sono stati continuamente sostenuti, affiancati e seguiti da tutti i soci del gruppo teatrale, che si sono occupati di tutto il resto: musiche, luci, scenografia, costumi, trucco, sito web, pubblicità, raccolta fondi, sala e spettatori. Insomma il lavoro non manca di certo, e l’impegno di tutti quanti i sostenitori della compagnia è essenziale per mettere in scena la commedia, in cui si vedono ed apprezzano i frutti di questa enorme e laboriosa attività.
Questa volta siamo a Napoli ed entriamo dentro la casa di Pietro Luongo e la moglie Maria, due semplici impiegati che vivono con i loro figli Guido e Luisa in casa di Alfonso, il padre di Pietro. Costui, da qualche giorno, sembra sia affetto dai mali più strani: un dolore alla spalla, che poi diventa una fitta alla gamba sinistra, ma dopo passa alla coscia quella destra, un “guasto mobile” come lo ribattezzano. I figli Pietro e Giancarlo non sanno che pesci prendere, perché il dottore sostiene che non c’è nessun problema di salute. Questa storia comincia così, ma già dalle prime battute si intuisce che il vecchio Alfonso nasconde qualcosa dietro le sue lagnanze. Si susseguono poi altri eventi che rendono la situazione sempre più complicata, ma anche interessante ed avvincente, con risvolti storici, sentimentali e mondani. Si parla della guerra mondiale, delle deportazioni, di un fratello smarrito durante questi tragici eventi, così come dei problemi di alloggio degli studenti universitari oppure di incalliti dongiovanni.
Quando si risolve un problema ne nasce immediatamente un altro. Tutti vogliono occupare la camera libera di Luisa per una notte: la badante polacca, suo marito, l’amica universitaria di Guido che non trova una sistemazione, Lorenzo che è stato buttato fuori dalla moglie da lui tradita, e per terminare Giancarlo che ha un seccante problema a casa di infiltrazione d’acqua.
A questo punto entra in scena anche una scaltra quanto bizzarra investigatrice di nome Ercola, che sembra inizialmente non aiutare a risolvere il mistero, ma invece è proprio lei che ne svela la verità nascosta. Quella che sembrava la commovente storia di una nipote ritrovata dopo tanti anni, è invece il disonesto tentativo di cercare il tesoro occultato dietro il mattone del cassonetto della stanza di Luisa, di cui il marito di Olga era venuto a conoscenza dal suo compagno in carcere. La badante e suo marito non sono altro che sorella e fratello, due manigoldi che cercano solo di arricchirsi. Non sapevano però che Alfonso aveva già ceduto tutti quei diamanti per mantenere la famiglia e comprare la casa dove vivevano, benché il loro valore fosse molto più alto.
La vicenda sembra finita, ma proprio all’ultimo momento il vecchio Alfonso ritrova per caso due di quei preziosi diamanti, e li regala ai suoi figli. Insomma, “Nun se pò mai sapè” quello che ci riserba il futuro!

Distanza del gas da altri servizi

Distanza del gas da altri servizi. La UNI 10791 prevede per l’installazione a vista, nel caso di parallelismi della linea gas con altri servizi (cavi elettrici, telefonici, ecc..), una distanza di rispetto maggiore di 200 mm.
Nell’installazione interrata, nel caso di parallelismi della linea gas con altri servizi, le canalizzazioni devono avere tra loro una distanza maggiore di 1 m, altrimenti deve essere prevista una guaina per l’intero tratto interrato.

Prese d’aria per camini

Le prese d’aria per camini in conformità alla 10683:2012 devono rispettare i seguenti requisiti:
– essere protette mediante griglie, reti metalliche, ecc .., senza ridurene la sezione utile netta;
– essere realizzate in modo da rendere possibili le operazioni di manutenzione;
– avere una sezione libera totale conforme alle prescrizioni del fabbricante e comunque non inferiore a quelle riportate richieste dalla 10683;
– essere comunicanti direttamente con l’ambiente di installazione o con l’apparecchio in conformità alle prescrizioni del fabbricante;
– in presenza di collegamento dalla camera di combustione al condotto di ventilazione o presa d’aria esterna, tale collegamento deve essere fatto secondo le disposizioni del fabbricante.
Il prospetto 2 della UNI 10683:2012, fornisce i valori minimi netti d’apertura in base alla categoria dell’apparecchio:
– focolaio chiuso: almeno il 50% della sezione di uscita dei fumi, con un minimo di 200 cmq;
– stufe: almeno il 50% della sezione di uscita dei fumi, con un minimo di 100 cmq;
– caldaie: almeno il 50% della sezione di uscita dei fumi, con un minimo di 100 cmq;
– stufe a pellet: almeno il 50% della sezione di uscita dei fumi, con un minimo di 80 cmq.

Aria velenosa

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Dicembre 2017 (Anno XIV – Numero 9) su inquinamento ed aria velenosa.

Nell’ultimo periodo passeggiare per le strade non ha più lo stesso piacere di prima, infatti quando si respira a pieni polmoni per il paese non si sente più quell’aria pulita di campagna. Noi respiriamo ininterrottamente dal nostro primo giorno fino all’ultimo. È un bisogno vitale e costante, non solo per le persone ma per tutti gli esseri viventi sulla terra. Una cattiva qualità dell’aria è una grande minaccia: nuoce alla nostra salute ed a quella dell’ambiente. La situazione è delicata ed il problema molto complesso, poiché le interazioni sono globali. Approfondiamolo un po’!

Cosa è l’aria?
L’atmosfera è la massa gassosa che circonda il pianeta, articolata in diversi strati con varie densità. Il più piccolo e basso è conosciuto come troposfera (quello dove avvengono i fenomeni atmosferici). L’aria secca è costituita da azoto (78%), ossigeno (21%) e argon (1%), oltre ad una certa quantità vi vapore d’acqua (0,1-4%). L’atmosfera contiene inoltre piccole quantità di centinaia di altre sostanze (CO2, metano, particolato, ozono, CO, ammoniaca, ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, e altri ..) misurate in parti per milione e rilasciate in atmosfera dalle attività umane o da fonti naturali (eruzioni vulcaniche, incendi, tempeste di sabbia).

Inquinamento globale
L’inquinamento atmosferico non è un problema solo locale, ma riguarda tutto l’emisfero. Gli inquinanti prodotti in una nazione possono essere trasportati in paesi molto lontani. I gas emessi in Cina e Stati Uniti raggiungono l’Europa, e così vale il contrario, come gli inquinanti generati nelle città arrivano fino alle aree rurali circostanti. Il vento sposta queste masse d’aria contaminata, non c’è posto che si salvi, interno oppure esterno, vicino o lontano.

Qualche numero
L’inquinamento dell’aria è la 4° causa di morte dietro l’alta pressione del sangue, una dieta alimentare sbagliata ed il fumo. Nel 2012 ha infatti causato 6,5 milioni di morti nel mondo per malattie connesse. Ciò dipende dal fatto che il 92% della popolazione mondiale vive in città dove il livello d’inquinamento supera spesso i limiti di sicurezza.

Conseguenze sulla salute
I tre inquinanti che in maniera più significativa incidono sulla salute umana sono: il particolato, il biossido di azoto e l’ozono troposferico. Le particelle solide sono così piccole e leggere che restano in sospensione nell’aria, ed oltre ad entrare nei polmoni riescono a passare anche nel sangue. Esposizioni prolungate possono causare irritazione oculari e cutanee, emicranie, asma, allergie, patologie polmonari, malattie cardiovascolari, e tanti altri danni all’uomo, all’ambiente ed agli altri esseri viventi.

Ozono troposferico
L’ozono è costituito da tre atomi di ossigeno. Negli strati alti dell’atmosfera è fondamentale perché ci protegge dai raggi ultravioletti solari, ma nella troposfera (lo strato a livello del terreno) è molto pericoloso. Esso è aggressivo, corrosivo, riduce la fotosintesi, la crescita delle piante, e produce infiammazione dei polmoni, dei bronchi, e per soggetti già deboli può essere debilitante od addirittura fatale. Nella troposfera si forma come risultato di complesse reazioni chimiche, dove il metano ed il monossido di carbonio (CO) giocano un ruolo di primo piano.

Fonti d’inquinamento
Il contributo delle attività umane alla produzione di inquinanti è dovuto alla crescita demografica, l’agricoltura intensiva, la deforestazione, l’industrializzazione, la climatizzazione delle abitazioni e la diffusione dei combustibili fossili a fini energetici. Il 90% dell’ammoniaca e l’80% delle emissioni di metano provengono dalle attività agricole. Il 60% degli ossidi di zolfo è dovuto alla produzione di energia. Il 40% degli ossidi di azoto derivano dal trasporto stradale, così come il 40% del particolato. Per il 2017 si stima una crescita del 2% delle emissioni di anidride carbonica, per un totale di 41 miliardi di tonnellate di CO2 immesse in atmosfera, di cui il 60% è prodotto per il riscaldamento delle abitazioni, raggiungendo livelli record di concentrazione in atmosfera pari a 405 parti per milione (ppm), molto oltre il limite di sicurezza di 350 ppm.
È importante isolare bene le abitazioni per diminuire il consumo energetico dovuto al loro riscaldamento e le relative emissioni di CO2, ma allo stesso tempo è necessaria una politica globale poiché gli inquinanti prodotti in un paese si spostano comunque in tutto il globo. Siamo sulla stessa barca e dobbiamo lavorare sodo perché non affondi, affinché l’uomo non si avveleni stupidamente con le sue stesse mani.

Cassini ed il Signore degli anelli

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Ottobre 2017 (Anno XIV – Numero 8) sul satellite Cassini.

Questa è una storia che comincia negli anni ‘80 quando si progetta il satellite Cassini, la sonda interplanetaria per l’esplorazione di Saturno, che termina il suo programma il 15/09/2017 allorché la sonda si lascia cadere sul gigante gassoso.

Chi è Cassini?
Giovanni Domenico Cassini (1625-1712) è stato un matematico, astronomo, ingegnere, medico e biologo italiano. Egli ha scoperto 4 satelliti di Saturno: Giapeto, Rea, Dione e Teti. Scoprì inoltre la “Divisione di Cassini” negli anelli di Saturno (la zona scura), a lui intitolata. Fu inoltre il primo che osservò la rotazione differenziale dell’atmosfera di Giove.

Il gigante Saturno
Saturno è il 6° pianeta del sistema solare (la terra è il 3°) partendo dal Sole. E’ il pianeta più massiccio dopo Giove, ed è classificato come gigante gassoso composto da idrogeno ed elio. Il suo nucleo interno è costituito però da silicati e ghiacci solidi, ed è circondato da uno spesso strato di idrogeno metallico. Ha un raggio medio di 120.000 km (10 volte quello della Terra) ed una massa quasi 100 volte quella terrestre. Il nome deriva dal dio della mitologia romana, omologo del dio greco Crono, titano della fertilità e del tempo.

La missione Cassini
Il satellite è stato lanciato con un razzo Titan IV nel 1997, ed ha conquistato l’orbita di Saturno solo nel 2004, dopo 7 anni e 3 miliardi di km. E’ la più grande sonda scientifica inviata per viaggi interplanetari, ed è stato costruito in collaborazione tra le agenzie spaziali NASA, ESA (europea) e ASI (italiana). L’Italia infatti ha realizzato l’antenna di 4 metri con cui la sonda comunica con la terra, lo spettrometro VIMS, il sottosistema di radioscienza RSIS, il radar e lo strumento HASI. Lo studio di Saturno aveva l’obiettivo di ricostruire i processi primari dell’evoluzione di un sistema planetario, e di approfondire la conoscenza della sua composizione e della sua struttura.

Scoperte scientifiche
La sonda Cassini in 13 anni di lavoro (doveva durare solo 4 anni) ha percorso 294 orbite intorno al pianeta ed ha fatto numerose scoperte: i pennacchi di ghiaccio su Encelado, la doppia faccia di Giapeto, i laghi di idrocarburi nella regione artica di Titano, le 62 lune aliene di Saturno, le tempeste primordiali sulla superficie di Saturno (tra cui quella esagonale), le centinaia di anelli intorno a Giove (dischi di rocce e ghiacci) spessi solo qualche km.
Mette inoltre alla prova la relatività generale di Einstein: “un raggio luminoso o un fascio radio viene deflesso e ritardato dal campo gravitazionale di una massa vicina”. Si perfeziona infatti la misura della deflessione prodotta dalla massa solare sui segnali inviati alla terra.

Titano
Cassini ha visto bene Titano (la luna più grande di Saturno), individuando un’atmosfera molto interessante: densa, riducente e prebiotica, cioè adatta allo sviluppo di vita primordiale, come quella avvenuta sulla terra (3 miliardi di anni fa), ma con una temperatura molto più bassa (-200°C). La superficie di Titano è un mondo assurdo, fatto di acqua solida ghiacciata, mentre il metano è allo stato liquido, forma fiumi e mari, e cade come pioggia e neve.

Encelado
La luna Encelado ha anch’essa un fascino particolare, è costituita da crepacci ghiacciati e ripidi promontori, e sfigurata dalla tremenda forza d’attrazione del vicino gigante Saturno, che ha generato profonde fratture del guscio pallido di Encelado. Uno di questo squarci è profondo addirittura 1 km e taglia anche altre strutture morfologiche limitrofe. Cassini ha infine osservato i famosi pennacchi d’acqua espulsi dalla superficie a velocità superiori a 2000 km/h.

E’ incredibile essere riusciti a lanciare la sonda Cassini nel lontano 1997, con una tecnologia molto più primitiva, per un viaggio di 3 miliardi di km ed una missione durata ben 20 anni, ad indagare i principi della formazione del sistema solare e della nascita della vita. E questo è merito anche dell’Italia.

Rinviato al 2018 l’obbligo del 50% di fonti rinnovabili

Rinviato al 2018 l’obbligo del 50% di fonti rinnovabili . Il decreto legge Milleproroghe 2017 ha posticipato le scadenze fissate dal DLgs 28/2011 (decreto rinnovabili) sull’obbligo di utilizzo di rinnovabili per le nuove costruzioni o in caso di grandi ristrutturazioni.
In particolare, il Milleproroghe ha stabilito che anche per il 2017 gli impianti alimentati da fonti rinnovabili dovranno coprire almeno il 35% del fabbisogno energetico (riscaldamento, raffrescamento estivo e produzione di acqua calda sanitaria).
È stato dunque posticipato al 01/01/2018 l’aumento della copertura al 50% dell’obiettivo di rinnovabili termiche per i nuovi edifici e le ristrutturazioni rilevanti, che decorrerà sulla base dei titoli.