Normativa certificazione energetica

Le norme relative alla certificazione Energetica sono in continuo mutamento, ed è per questo che è stata creata la figura del Certificatore Energetico, cioè un tecnico qualificato e competente in tale settore.

La norma originale è la Legge 10/1991, poi affiancata dal DLgs 192/2005 modificato da tutta una serie di leggi (DLgs 311/2006, Legge 99/2009, Legge 56/2010, DLgs 28/2011, ..), fino ad arrivare al DPR 59/2009 ed al DM 26/06/2009. Ultima novità entrata in vigore è il DM 26/06/2015.

Questo fino al 2013, quando il DPR 75/2013 ha introdotto la figura ed i requisiti del Certificatore Energetico, mentre Il Decreto Legge 63/2013 convertito con modificazioni dalla Legge 90/2013 introduceva l’obbligo di allegare il libretto della caldaia al Certificato Energetico, e ribattezzando l’ACE in APE, cioè l’Attestato di Certificazione Energetica nell’Attestato di Prestazione Energetica. Questa trasformazione non è solo formale ma anche sostanziale, infatti l’attuale metodologia di calcolo della classe energetica sarà presto modificata da un ulteriore decreto per il recepimento della direttiva 2010/31/UE sul rendimento energetico in edilizia.

Novità Detrazioni edilizie – Cessione del credito

A Giugno 2017 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la nuova guida sulle detrazioni fiscali previste in caso di lavori di ristrutturazione edilizia. La novità maggiore è la cessione del credito per gli interventi su parti comuni. L’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione edilizia è disciplinata dall’articolo 16-bis del DPR 917/86 (Testo unico delle imposte sui redditi). Il beneficio fiscale inziale consisteva in una detrazione fiscale dall’Irpef del 36% delle spese sostenute per i lavori, fino a un ammontare complessivo massimo di 48.000 euro per unità immobiliare. Attualmente, per le spese effettuate fino al 31/12/2017 la detrazione è aumentata al 50%, con il limite massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare. La legge di bilancio 2017 ha prorogato anche il bonus mobili, il cosiddetto sismabonus (fino all’85%), e l’acquisto del box. Link della Guida dell’Agenzia delle Entrate.

Viaggio nello spazio

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Marzo 2017 (Anno XIV – Numero 3).

L’esperienza sulla stazione ISS di Samantha Cristoforetti è stata epica: la prima donna italiana inviata nello spazio con la missione “Futura” dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Vediamo come è andata!

Cosa è l’ISS?
La Stazione Spaziale Internazionale (International Space Station) è dedicata alla ricerca scientifica in condizioni di micro-gravità, ed è gestita congiuntamente da 5 diverse agenzie spaziali poiché i costi e l’organizzazione necessari sono enormi. E’ mantenuta su un’orbita ad un altitudine di 400 km e viaggia ad una velocità media di 27.000 km/h, girando 16 volte al giorno intorno alla terra. Dal 2 novembre 2000 è sempre stata abitata da cosmonauti, e dovrebbe restare in funzione fino al 2024.

Perché nello spazio?
L’uomo è curioso di esplorare l’ambiente che lo circonda, e proprio ampliando continuamente i confini della sua conoscenza, ha raggiunto lo spazio con i suoi infiniti orizzonti. La cosa buffa è che, come con la luce di un lampione nella notte fonda, più estendiamo la zona illuminata per conoscere i misteri che ci circondano, più grandi diventano i confini che rimangono in ombra. L’obiettivo della ISS è quello di sviluppare e testare tecnologie per l’esplorazione spaziale, in grado di mantenere in vita un equipaggio in missioni di lunga durata, nonché servire come un laboratorio di ricerca in un ambiente di microgravità, in cui gli scienziati conducono esperimenti avanzati di biologia, chimica, medicina, fisiologia e fisica.

Chi è Samantha Critoforetti?
Il suo curriculum è incredibile: nasce nel 1977, si laurea a Monaco in ingegneria meccanica, frequenta l’istituto aeronautico di Tolosa e consegue un master a Mosca, nel 2001 inizia la sua carriera di pilota in Aeronautica Militare presso l’Accademia di Pozzuoli, poi nella scuola di volo Euro-NATO negli USA consegue il brevetto di pilota militare, ed inoltre parla ben 5 lingue. Infine dopo questo lungo percorso, nel 2009 è selezionata, tra migliaia di aspiranti, come astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e completa l’addestramento di base nel novembre del 2010.

Il viaggio nello spazio
Il lancio con la navicella Soyuz è avvenuto il 23 novembre 2014 dal cosmodromo di Baikonour, Kazakistan. Samantha ha trascorso quasi 200 giorni (7 mesi) a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, tornando sulla Terra l’11 giugno 2015. E’ stata la prima missione di una donna italiana nello spazio ed il settimo astronauta italiano, dopo Umberto Guidoni, Paolo Nespoli, Roberto Vittori e Luca Parmitano.
Per raggiungere lo spazio bastano 8 minuti a bordo del veicolo Sojuz, dopo di che si spegne l’ultimo stadio del razzo e ci si trova in assenza di gravità: fluttuare nell’aria è un esperienza unica, con il cervello che ha la sensazione di essere in caduta libera, infatti serve tempo per abituarsi a queste condizioni particolari. Poi inizia la ricerca della ISS tramite i segnali delle antenne, l’unico piccolo puntino nel vuoto assoluto dove c’è aria, acqua ed amici: l’avamposto dell’umanità nello spazio. Nella stazione spaziale ci si muove nelle tre dimensioni, non esiste pavimento né soffitto, e in queste condizioni sono stati eseguiti 200 esperimenti delle varie agenzie che contribuiscono al progetto, tra cui il ritorno del flusso venoso al cuore, la stampa in 3d, la crescita delle piante, le capacità motorie, la perdita di tessuto osseo, le dinamiche dei fluidi e molti altri ancora.
La giornata tipo del cosmonauta è molto intensa, infatti ci si sveglia alle 7, si controlla l’agenda e si parte subito con un meeting d’aggiornamento, si devono fare almeno 2 ore di attività fisica, oltre alla necessaria manutenzione della stazione, e poi si lavora sugli esperimenti programmati. L’ambiente spaziale è avverso, non c’è aria o acqua oltre le pareti della stazione, quindi si ricicla tutto: si trasforma il caffé di ieri in quello di domani. Anche i rifornimenti di cibo sono pochi, infatti arrivano attraverso i veicoli ATV che possono trasportare fino a 7 tonnellate, per questo i pasti sono liofilizzati, oppure sigillati, raramente freschi.
Sopravvivere nello spazio è difficile, e la stazione ISS è come una palestra nella quale l’umanità si allena, con l’obiettivo di conoscere i problemi da affrontare e poter aumentare la durata delle missioni: questo è un viaggio molto lungo che un giorno ci permetterà di avventurarci nell’immenso universo che ci circonda!

Partono i lavori al ponte degli Arci

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2017 (Anno XIV – Numero 2)  intitolato “Partono i lavori al ponte degli Arci”.

Ad inizio febbraio sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo ponte degli Arci, un intervento finanziato dalla Regione Lazio con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 815 del 22/10/2009, nella quale si individua la Provincia di Roma come ente attuatore dell’opera e beneficiario del finanziamento approvato. Dai documenti di gara ho estratto alcune informazioni sull’opera che si sta realizzando, che riporto qui di seguito.
Attualmente esiste un problema di traffico e di sicurezza stradale subito a valle dell’abitato di Monitola, causato da tre restringimenti di carreggiata successivi che costringono i veicoli ad un senso unico di marcia alternato e che sono dovuti sia a delle preesistenze archeologiche di epoca romana sia alla ristretta sezione stradale disponibile sul ponte esistente, il quale risale alla seconda metà del settecento. Questo intervento dovrebbe consentire di risolvere tali problematiche evitando la formazione di lunghe code di veicoli nelle ore di punta, facilitare il collegamento con l’autostrada e garantire un adeguato livello di sicurezza stradale. In particolare le opere previste sono costituite da:
1. Ponte carrabile a due luci in struttura mista acciaio-calcestruzzo, per uno sviluppo di circa 150 m ed una larghezza di circa a 10 m, costituito da due corsie e banchine laterali (i marciapiedi sono stati eliminati dal progetto);
2. Regolarizzazione dell’alveo ordinario del Fosso d’Empiglione, mediante sistemazione con materassi e gabbioni, nel tratto a valle del ponte esistente per circa 200 m.
Con il nuovo ponte la viabilità sarà così modificata: due corsie per senso di marcia nella direzione di Tivoli, che permetteranno ai veicoli provenienti dall’autostrada sia di proseguire verso il centro storico sia di svoltare verso il quartiere degli Arci; la corsia interna consentirà ai mezzi provenienti dagli Arci di recarsi a Tivoli. Le automobili provenienti da Tivoli continueranno ad attraversere i due archi romani, superando prima il bivio per il quartiere degli Arci e quindi il vecchio ponte (a senso unico di marcia) sino ad innestarsi sulla viabilità esistente a ridosso dell’abitato di Monitola.
Lo schema originale dell’opera è stato pesantemente riveduto dopo la conferenza dei servizi, poiché la Sovrintendenza ha sollecitato la riduzione a due campate del ponte (prima era a tre) con il conseguente aumento dell’altezza delle travi, mentre il Comune di Tivoli ha richiesto di mantenere l’attuale viabilità tra i due archi romani per l’ingresso al quartiere Arci.
Questo progetto è adottato inizialmente dal Comune di Tivoli nell’ambito del procedimento Prusst nel 2002, poi la Provincia di Roma lo inserisce nel proprio Programma Triennale 2010-2012 delle Opere Pubbliche, il progetto è stato redatto dall’Ing. Massimo Lucianetti di “Prog.In Srl”, e dopo le conferenze di servizi svoltesi nel 2006 e nel 2009, il progetto esecutivo è approvato dalla Regione Lazio nel 2012, che ha stanziato il finanziamento per l’anno 2013, e poi programmato per il 2014 assegnandolo ad Astral. La somma prevista per l’opera ammonta a circa 10,5 milioni di euro, di cui 7,4 milioni per i lavori, 0,2 per gli oneri di sicurezza, 0,1 per la sistemazione degli acquedotti romani, 0,6 per le espropriazioni, 1,7 per l’iva. Infine nel 2015 è stato pubblicato il bando per l’affidamento dei lavori mediante procedura aperta, con aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, vinta dall’impresa castellana “Mario Cipriani Srl” con un ribasso del 32% ed un importo complessivo di circa 5,2 milioni di euro. Il cronoprogramma prevede 700 giorni di lavori, quasi 2 anni, e quindi dovremmo poter utilizzare il nuovo ponte ad inizio 2019.

Siamo proprio tanti

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Dicembre 2016 (Anno XIII – Numero 11) intitolato “Siamo proprio tanti”.

L’andamento della popolazione mondiale è un dato importante, soprattutto in riferimento al nostro sostentamento, infatti il “Global Footprint Network”, organizzazione di ricerca internazionale, ha stimato che lo scorso 8 agosto 2016 avevamo già consumato tutte le risorse (frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legno) che la terra poteva fornirci nel corso del corrente anno solare. Da quel momento in poi abbiamo iniziato ad intaccare le riserve del pianeta. Allora vediamo qualche dato!
Il numero di esseri umani viventi oggi sulla terra è 7,5 miliardi di unità. I paesi più popolati sono la Cina con 1,4 miliardi e l’India con 1,3, mentre gli USA hanno 325 milioni e l’Italia 60. Non è stato sempre così, infatti agli albori dell’agricoltura, circa 8.000 anni fa, il mondo contava solo 5 milioni di individui, cha hanno raggiunto durante l’impero romano circa i 200 milioni, con una crescita solo dello 0,05%, che fa impallidire il picco massimo raggiunto nel 1964 pari al 2,19% (44 volte superiore). Dopo le decimazioni dovute alla peste di Giustiniano nel IV scolo d.c. e alla peste nera del XIV secolo, agli inizi del XIX secolo si raggiunse la cifra di 1 miliardo di esseri umani. La rivoluzione industriale, i progressi della medicina ed il miglioramento della qualità di vita, favorirono l’aumento della popolazione che arrivò a 2 miliardi nel 1927 ed a 3 nel 1974. Dopo di ciò il tasso di crescita aumenta così tanto che ogni 12-13 anni si aggiungono 1 miliardo di individui alla popolazione mondiale. Le stime attuali prevedono un ulteriore incremento della popolazione, certo inferiore a quelli precedenti ma sempre molto alto, infatti arriveremo a 8 miliardi nel 2023 ed a 10 nel 2056. I continenti che sono cresciuti di più sono l’Asia, che sotto la spinta di India e Cina è passata da 1 miliardo di persone nel 1900 agli attuali 4 miliardi, e l’Africa che ha avuto una aumento dai 100 milioni dello scorso secolo agli odierni 900. Attualmente la popolazione mondiale si accresce di circa 80 milioni di individui all’anno, con un tasso percentuale pari al 1,13%. La densità di popolazione è interessante, le zone più popolose sono l’India con i suoi 446 esseri umani per Kmq (per chilometro quadrato), il Giappone con 336, il Pakistan, la Nigeria ed anche l’Europa con 309, l’Italia ha 203 perone per Kmq mentre la Cina 147.
Una domanda molto curiosa è quante persone sono vissute sulla terra finora? Io immaginavo qualche miliardo, invece no! La maggioranza delle stime eseguite riporta che gli individui, si può parlare anche di nostri antenati, che si sono avvicendati su questo mondo dai tempi dell’Homo Sapiens (circa 50.000 anni fa), hanno raggiunto la strabiliante cifra di 110 miliardi di vite, e quindi la popolazione attuale è solo il 6% di quella vissuta finora. Quanti individui si sono alternati in tutto questo tempo dando ognuno il suo personale contributo allo sviluppo della civiltà umana! La somma di quelle azioni ha prodotto il mondo che conosciamo ora e la società nella quale oggi viviamo, così come i nostri singoli comportamenti produrranno effetti in epoche così lontane che noi neanche immaginiamo. Una curiosità divertente: il numero delle donne e degli uomini è quasi uguale, quindi è sfatata la leggenda per la quale ci sono 7 donne per ogni uomo, che infatti derivava da un episodio biblico citato nel libro di Isaia, che prevedeva tale evento a seguito delle lunghe battaglia tra Israele e la Siria.
Un dato importante da considerare è l’evoluzione dell’età media della popolazione mondiale che fornisce l’indicazione sull’invecchiamento della popolazione stessa. Infatti se nel 1950 l’età media della popolazione mondiale era 23 anni ora abbiamo raggiunto i 29 anni. Le aree sviluppate arrivano a 42 anni (più vecchi), quelle meno ricche a 29 ed infine quelle povere a 20 (più giovani). Ad esempio la Cina ha un età media pari a 37 anni, gli USA a 38 e l’Italia addirittura 46, mentre per l’India è solo 27 anni. Per questo motivo si stima che nell’anno 2020 il numero dei 60enni supererà quello dei bambini con meno di 5 anni, generando una serie di conseguenze sui sistemi sanitari e pensionistici nazionali.
Insomma, la popolazione umana mondiale cresce velocemente consumando più risorse di quelle che il pianeta può produrre, e per evitare il collasso del sistema serve rimodulare i comportamenti umani, da una parte investendo nel controllo delle politiche demografiche, e dall’altra nel ridurre i consumi d’acqua, di cibo, di carne, d’energia, nel diminuire gli sprechi ed i rifiuti prodotti, nel differenziare e riciclare, per ritrovare quel punto d’equilibrio con il nostro pianeta, che abbiamo superato da molto (lo scorso 8 agosto abbiamo già consumato tutte le risorse annuali disponibili!).

Novità UNI 7129-2015

Novità UNI 7129-2015
Le principali novità introdotte dalla UNI 7129-1 pubblicata nel 2015 sono:
– l’introduzione di nuovi materiali (giunti a pressare, sistemi multistrato, sistemi PLT-CCST);
– una migliore identificazione delle “zone contatore” (PdR) di pertinenza dell’impresa distributrice e di pertinenza dell’utilizzatore finale (nuove figure rappresentanti il rubinetto “punto di inizio” a squadra in modo da chiarire che non necessariamente il rubinetto deve essere dritto);
– le nuove modalità di installazione di “asole tecniche ad uso promiscuo”, manufatti orizzontali o verticali nei quali possono essere alloggiati anche altri servizi;
– la riduzione dei tempi previsti per il collaudo degli impianti e l’inserimento di una maggiore tolleranza nella lettura. In tal modo è stato acclarato che la tolleranza assoluta non esiste.

Le più importanti modifiche alla UNI 7129-2 pubblicata nel 2015 riguardano:
– installazione di apparecchi di tipo B11 in locali ad uso bagno e gabinetti;
– installazione di apparecchi di tipo B11 in presenza di apparecchi alimentati a combustibili solidi;
– è vietata l’installazione di apparecchi alimentati a GPL in locali con pavimento al di sotto del piano di campagna;
– razionalizzazione della struttura e delle formule di calcolo delle aperture di ventilazione ed aerazione.

E’ stata introdotta la nuova UNI 7129-5:2015 su “Impianti a gas per uso domestico e similare alimentati da rete di distribuzione – Progettazione, installazione e messa in servizio – Parte 5: Sistemi per lo scarico delle condense”. La norma si applica agli impianti domestici e similari per l’utilizzazione dei gas combustibili appartenenti alla I, II e III famiglia secondo la UNI EN 437 ed alimentati da rete di distribuzione di cui alla UNI 9165 e UNI 10682. La norma definisce le modalità per la raccolta e lo scarico delle condense prodotte dai generatori di calore a condensazione e a bassa temperatura e quelle che si formano nei sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione.

Riferimenti normativi
UNI 7129-1:2015 – “Impianti a gas per uso domestico e similare alimentati da rete di distribuzione – Progettazione, installazione e messa in servizio – Parte 1: Impianto interno”del 01/12/2015. La norma si applica agli impianti domestici e similari per l’utilizzazione dei gas combustibili appartenenti alla I, II e III famiglia di cui alla UNI EN 437 ed alimentati da rete di distribuzione di cui alla UNI 9165 e UNI 10682. La norma fissa i criteri per la costruzione ed i rifacimenti di impianti interni o parte di essi, asserviti ad apparecchi utilizzatori aventi singola portata termica nominale massima non maggiore di 35 kW.

Pavimento radiante con pompa di calore

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2017 (Anno XIV – Numero 1) intitolato “Pavimento radiante con pompa di calore”.

Quando l’uomo ha scoperto come controllare il fuoco, per cucinare e per riscaldarsi, la sua capacità di sopravvivenza è aumentata notevolmente. Da quei tempi lontani l’umanità ha fatto notevoli progressi nello sviluppo dei sistemi di riscaldamento, siamo passati dal camino a tiraggio naturale, alle stufe a legna, alle caldaie a carbone, fino alla condensazione a metano, ed alle fonti rinnovabili quali la biomassa (termocamini e stufe a pellet), i pannelli solari termici, il teleriscaldamento e la geotermia. Nel nostro futuro ci sono sicuramente le pompe di calore ad energia elettrica abbinate ad un impianto di riscaldamento a pavimento, ma vediamo perché?
Cosa è la pompa di calore?
In parole semplici, la pompa di calore è una macchina in grado di trasferire energia termica dall’esterno verso l’interno (riscaldamento), oppure al contrario (raffrescamento), sfruttando un gas, che si comprime, si condensa in liquido cedendo calore, si espande assorbendo energia, e poi inizia di nuovo il ciclo. La fonte d’energia è l’elettricità che serve per il funzionamento del compressore, dei ventilatori oppure della pompa, ma per ogni unità d’elettricità consumata, la pompa riesce a produrre fino a 4 unità d’energia, prendendo le 3 unità aggiuntive dall’aria esterna, che è come una sorgente “infinita” d’energia rinnovabile. E’ come se al supermercato si comprano 4 mele ma se ne paga 1 sola: potremmo chiamarlo il bonus 4×1, prendi 4 e paghi 1.
Perché l’energia elettrica?
Attualmente, come combustibile per la generazione del calore si utilizza principalmente il gas metano, per il suo basso costo e la sua facile disponibilità, che però è una materia prima fossile inquinante. E’ per questo motivo che si sta cercando di trovare alternative alle tradizionali fonti energetiche (carbone, metano, petrolio), concentrandoci su quelle rinnovabili, perché sono teoricamente “infinite” e diffuse su tutto il pianeta, come il sole, l’aria, il vento, il calore della terra ed il moto dell’acqua. Produrre l’energia elettrica con queste fonti, significa avere una sorgente d’energia rinnovabile e pulita da usare per il riscaldamento delle abitazioni.
Come funziona la pompa di calore?
Sono identiche ai famosi condizionatori d’aria che ben conosciamo, ma invece di avere come unità interna uno split, per la circolazione dell’aria calda o di quella fredda, si ha un componente che tramite uno scambiatore trasferisce il calore all’acqua invece che all’aria.
Impianto a pavimento radiante
Si conoscono molto bene i termosifoni a piastre oppure ad elementi (in ghisa o in alluminio), come pure si ha dimestichezza con gli aerotermii , termoconvettori ed i ventilconvettori, mentre si sente parlare meno di termostrisce, tubi alettati ed impianti a pavimento, utilizzati come corpi scaldanti per diffondere e distribuire il calore generato negli ambienti da riscaldare. L’impianto a pavimento radiante è costituito da uno strato d’isolante termico (in genere di polistirene) posto sopra il solaio portante del pavimento, dove sono posate delle tubazioni (in genere di polietilene reticolato PE-X) che sono poi annegate in un massetto di calcestruzzo scaldato appunto dall’acqua calda che circola all’interno dei tubi in plastica.
Vantaggi del pavimento radiante
L’impianto a pavimento radiante produce un benessere climatico enormemente maggiore rispetto ai radiatori tradizionali, perché il calore è diffuso omogeneamente dappertutto, non ci sono correnti d’aria, non ci sono gli ingombranti radiatori, e si riduce lo spostamento della polvere e degli acari. Questo sistema funziona con acqua calda a 35 °C, invece che a 75°C come nei comuni termosifoni, che permette già un risparmio del 15% sui consumi. Inoltre, se è abbinato ad una pompa di calore elettrica, che ha il suo massimo rendimento proprio a quelle temperature, i costi di riscaldamento si abbassano ulteriormente, perché si sfrutta l’energia “gratuita” dell’aria esterna e si attiva il meccanismo “prendi 4 e paghi 1”, con risparmi che possono arrivare al 75%. Questo sistema rappresenta il futuro negli impianti di riscaldamento: alta qualità, bassi consumi e minore inquinamento.

Contabilizzazione del calore

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Ottobre 2016 (Anno XIII – Numero 9) intitolato “Contabilizzazione del calore”.

E’ ormai prossima la scadenza per ottemperare all’obbligo della contabilizzazione del calore negli impianti di riscaldamento condominiali, fissata per l’appunto al 31/12/2016. Allora torno sull’argomento per chiarire i dubbi su questo nuovo adempimento.
Cosa è?
La contabilizzazione del calore è un sistema tecnico che consente la misurazione dell’energia fornita alle singole unità immobiliari (utenze) servite da un impianto termico centralizzato, ai fini della proporzionale suddivisione delle relative spese. Accanto a questo serve affiancare un sistema di termoregolazione che consente all’utente di regolare anche la temperatura desiderata nell’abitazione (cronotermostato oppure valvole termostatiche).
A cosa serve?
La contabilizzazione del calore e la termoregolazione sono importanti per favorire il contenimento e la riduzione dei consumi energetici, attraverso il conteggio del calore utilizzato in ogni appartamento, e la giusta suddivisione delle spese in base ai consumi effettivi di ciascun utente. Il risparmio d’energia deriverà da un utilizzo giudizioso del riscaldamento, in base alle vere necessità del soggetto (non si vedranno più case riscaldate ma vuote), e da un migliore controllo della temperatura ambiente (non si avranno più termosifoni accesi con le finestre aperte). Tutto queste motivazioni sono assolutamente ragionevoli e intelligenti, poiché l’energia non cade dal cielo e le risorse energetiche non sono illimitate.
Come funziona?
Negli edifici con distribuzione a montanti orizzontali si devono montare dei contacalore (contabilizzazione diretta), dispositivi posti sul pianerottolo che intercettano le tubazioni del riscaldamento che entrano nell’abitazione e misurano precisamente il calore prelevato dal singolo utente; questi sono collegati ad un cronotermostato interno che manovra la valvola motorizzata nel contacalore, aprendo o chiudendo il flusso dell’acqua di riscaldamento in base alla temperatura che rileva nell’ambiente.
Mentre nei fabbricati con distribuzione a montanti verticale si devono installare i ripartitori di calore (dispositivi elettronici che stimano il calore prelevato dall’utente – contabilizzazione indiretta) su ogni singolo radiatore insieme alle valvole termostatiche per il controllo della temperatura ambiente; in questi casi è necessario prevedere nella centrale termica una pompa di circolazione ad inverter (a portata variabile), che possa facilmente adeguarsi alle enormi differenze di portata d’acqua calda richiesta dal condominio nelle varie situazioni.
Ripartizione delle spese
L’utente è tenuto a pagare un addebito corrispondente alla quantità di calore volontariamente prelevata dall’impianto centralizzato per soddisfare le esigenze di temperatura del proprio alloggio (consumo volontario), e d’altra parte non può esimersi dal pagamento di una quota corrispondente alla quantità di calore dispersa dall’impianto al fine di rendere disponibile il servizio (consumo involontario). Il consumo volontario è misurato dai contacalore o dai ripartitori, manovrati dagli utenti in base ai loro desideri, mentre il consumo involontario è suddiviso con i nuovi millesimi di fabbisogno energetico (non è possibile utilizzare i millesimi di proprietà), con l’intento di ripartire tali costi proporzionalmente alle dispersioni di calore di ogni abitazione, attribuendo magior valore alla classe energetica dell’abitazione. Attenzione: il fabbisogno energetico dell’abitazione è calcolato sulla sua configurazione iniziale, appena costruita, ignorando le modifiche successivamente apportate, poiché queste influenza invece direttamente il consumo volontario (se si esegue un isolamento in intercapedine con polistirolo, questo diminuisce i consumi misurati dai ripartitori).
Condominio e contablizzazione
Il condominio deve predisporre un sistema di contabilizzazione del calore entro il 31/12/2016 per suddividere i consumi di riscaldamento in maniera equa tra i condomini. In questo senso è consigliabile seguire la seguente procedura:
1. l’amministratore informa l’assemblea;
2. incarico ad un tecnico per il progetto;
3. richiesta delle offerte agli installatori;
4. esecuzione delle opere;
5. il tecnico presenta il sistema;
6. lettura a metà stagione.

Tubo guaina per la rete gas

Tubo guaina per la rete gas
La norma UNI 7129-1:2015 specifica i metodi di posa delle tubazioni di gas all’interno di intercapedini e vani, come riportato qui sotto.
4.4.1.3 È consentita la posa della tubazione gas all’interno di intercapedini chiuse purché esse, non costituiscano “l’intercapedine d’aria della parete” e la tubazione sia posta all’interno di un apposito tubo guaina avente caratteristiche di cui al punto 4.4.1.4.
4.4.1.4 È consentito l’attraversamento di vani o ambienti classificati con pericolo d’incendio (per esempio autorimesse, box, magazzini di materiali combustibili, ecc.), purché le tubazioni di adduzione gas in acciaio abbiano soltanto giunzioni saldate e le tubazioni in rame abbiano soltanto giunzioni con brasatura forte. In ogni caso le tubazioni di adduzione gas devono essere protette con materiali aventi classe A1 di reazione al fuoco secondo UNI EN 13501-1. La protezione di cui sopra può essere realizzata, mediante un tubo guaina passante di metallo, avente diametro interno di almeno 10 mm maggiore del diametro esterno della tubazione gas e spessore non minore di 2 mm; materiali e spessori diversi devono comunque garantire una protezione equivalente. Inoltre la protezione deve essere dotata, al suo interno, di idonei distanziatori. In questo caso gli ancoraggi della protezione devono essere realizzati con materiali di classe A1. In alternativa, a quanto sopra indicato, la tubazione metallica può essere posta sotto traccia, secondo le prescrizioni di cui al punto 4.5.5.
4.4.1.5 Nell’attraversamento di muri perimetrali esterni, mattoni pieni, mattoni forati e pannelli prefabbricati, il tubo di adduzione gas non deve presentare giunzioni, ad eccezione della giunzione di ingresso e di uscita (vedere figura 2) e deve essere protetto con guaina passante impermeabile al gas. La guaina può essere indifferentemente metallica o di materiale polimerico; la guaina deve avere diametro interno maggiore di 10 mm rispetto al diametro esterno della tubazione.

Il lander Schiaparelli su Marte

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Novembre 2016 (Anno XIII – Numero 10) intitolato “Il lander Schiaparelli su Marte”.

Il lander “Schiaparelli” della missione “ExoMars” sfortunatamente si è schiantato sulla superficie di Marte. Comunque non è stato uno sforzo vano, infatti prima di abbandonarci ha dimostrato di aver compiuto con successo tutte le manovre che erano state previste, ed inoltre ha raccolto numerosi dati fondamentali per il prossimo viaggio. Allora, destinazione Marte!
Perché il nome Schiaparelli?
Giovanni Virginio Schiaparelli nato a Savigliano il 14 marzo del 1835 è stato un importante astronomo, storico della scienza ed ingegnere italiano, noto particolarmente per i suoi studi su Marte, infatti fu uno dei primi che disegnò una mappa del pianeta rosso; per questo in suo onore furono battezzati un cratere sulla Luna ed uno su Marte, oltre al lander di cui parliamo.
Cosa è ExoMars?
ExoMars è una missione progettata per l’esplorazione del pianeta Marte tramite una sonda robotica sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e da quella Russa (Roscosmos). Essa prevede il lancio dell’orbiter “TGO” (satellite in orbita intorno al pianeta) e del lander “Schiaparelli” (navicella che effettua la discesa e la sosta sul pianeta), il cui scopo è quello di testare il metodo d’ingresso, di discesa e d’atterraggio sulla superficie marziana, con l’obiettivo di inviare nel 2020 un rover (veicolo adibito al movimento sul corpo celeste). Siamo alla ricerca di eventuali tracce di vita biologica, per comprendere la geochimica del pianeta ed aumentare la conoscenza dell’ambiente. Infatti Marte è il quarto pianeta del sistema solare, ed è quello più simile alla Terra, poiché ha inclinazione dell’asse di rotazione e durata del giorno simili a quelle terrestri. Per questo motivo è così interessante da studiare: si vuole verificare se era presente acqua e vita biologica sul pianeta, e capire il motivo per cui è scomparsa. Non a caso gli alieni li chiamiamo marziani!
Cosa ha trovato Schiaparelli?
Il lander Schiaparelli è stata progettato e costruito proprio in Italia, da Thales Alenia Space, con lo scopo di fornire la tecnologia per compiere un atterraggio controllato sulla superficie del pianeta rosso. Purtroppo qualcosa è andato storto, infatti il computer di bordo ha spento i retrorazzi di frenata dopo soli 3 secondi dalla loro accensione, invece dei 30 previsti, per questo il lander si è schiantato a 300 km/h sulla superficie marziana. Comunque, eccetto gli ultimi metri, la sonda si è comportata in maniera egregia, poiché ha eseguito lo sganciamento dello scudo termico, l’apertura del paracadute e l’accensione dei retrorazzi di frenata. I nostri scienziati sono riusciti a portare un orbiter intorno a Marte e quasi un lander sulla sua superficie, dopo un viaggio di 7 mesi e una distanza percorsa di 60 milioni di km. Bravissimi!
Esplorazione di Marte!
Questo non è il primo tentativo di approdare sul pianeta rosso, infatti sono state inviate già 40 sonde automatiche senza equipaggio, benché quasi i due terzi abbiano fallito, poiché sono enormi le difficoltà da superare e tanti i fattori che possono rovinare le missioni. Attualmente sono ancora operativi ed efficienti diverse sonde orbitanti intorno al pianeta, ed i rover Opportunity e Curiosity. Alla conduzione dei rover marziani partecipa anche un italiano, Paolo Bellutta, che detiene il primato della guida a distanza di un veicolo su un altro pianeta, circa 15 km dopo più di 11 anni di lavoro (considerate che si percorrono poche decine di metri al giorno)!
Quando la prossima missione?
L’orbiter TGO ExoMars è correttamente in posizione, è dotato di strumenti per l’analisi dei gas atmosferici e per la mappatura delle loro fonti, e ci aiuterà a scegliere il prossimo sito di atterraggio. Tutti i siti candidati sono nella zona equatoriale, sono geologicamente antichi e recano segni di una passata presenza di acqua liquida, e forse di vita biologica! La seconda missione di ExoMars sarà lanciata da Bajkonur con un Proton-M (vettore spaziale sovietico) nel 2020, e consisterà di un modulo di atterraggio costruito sulla base dei dati raccolti da Schiaparelli e dal TGO, che porterà sulla superficie del pianeta un rover ESA. Cosa aspettiamo? Partiamo alla scoperta di Marte!