Giudizio Universale

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Aprile 2018 (Anno XV – Numero 4) sullo spettacolo Giudizio Universale.

Non vi preoccupate, non è ancora arrivata la fine, questo è solo il titolo dello spettacolo che si svolge a Roma all’Auditorium della Conciliazione dal 15 marzo al 31 maggio 2018; uno show creato da Marco Balich che mostra un tratto inusuale del personaggio di Michelangelo e svela i segreti nascosti nella Cappella Sistina.

Chi è Marco Balich?
Marco Balich nasce a Venezia nel 1962, è avviato dal papà avvocato agli studi di giurisprudenza che mal sopporta (perché “non fanno luccicare gli occhi”), infatti appena possibile inizia a fare assistenza ai gruppi rock degli anni ’80, finché stufo non decide di voltare pagina. Allora si dedica prima ai programmi tv e poi alle videoclip di cantanti italiani, fino ad arrivare all’organizzazione di grandi eventi come le cerimonie olimpiche. Marco Balich è definito un “designer di emozioni”, come quelle che abbiamo visto all’Albero della Vita a Expo Milano, e nelle cerimonie di Rio 2016, Sochi 2014 e Torino 2006, di cui egli è fautore.

Lo spettacolo
La Cappella Sistina è il protagonista assoluto sulla scena. Uno dei posti più incredibili nella storia artistica mondiale è posto al centro di uno spettacolo nato dalla contaminazione di molte differenti forme d’arte: l’azione fisica dell’opera teatrale incontra la magia intangibile degli effetti speciali, la tecnologia avanzata è al servizio di una storia fatta di parole e di immagini mai viste prima. I prospetti immersivi a 270° portano il pubblico al centro dell’evento.
Ci sono alcuni dei più grandi talenti internazionali del mondo della musica, del teatro, della produzione televisiva, per offrire agli spettatori un viaggio sensoriale unico, un’esperienza emotiva che ha come soggetto principale uno dei posti più ammirati al mondo.
Realizzato con la consulenza dei Musei Vaticani, questo è il primo show di Artainment, un nuovo genere che mette in connessione il fascino e la bellezza delle più grandi opere d’arte con i codici emozionali e coinvolgenti dello spettacolo.
Senza dimenticare la partecipazione di Sting, che ha composto il tema musicale principale, cantato da lui in lingua latina, e che ci accompagnerà in un’esperienza emotiva, estetica e spirituale da non perdere.
Lo spettacolo creato da Balich è magnifico, una fusione visiva e musicale incredibile, che vi consiglio assolutamente di non perdere!

Ciaspolare

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Febbraio 2018 (Anno XV – Numero 2) su come ciaspolare sulla neve.

La passione per la neve non significa solamente sci e snowboard, ma anche fare delle ciaspolate. Ultimamente si sta riscoprendo questa particolare attività: un modo antico, lento e silenzioso di godersi la montagna in inverno. Vediamo di cosa si tratta!

Ciaspolare
La ciaspolata è una lenta passeggiata con le racchette da neve ai piedi, le cosiddette ciaspole, da fare in alta montagna nella stagione invernale, quando tutto il paesaggio è coperto di bianco. È un’attività semplice (non servono istruttori), praticabile da tutti (anche dai bambini) ed economica (non richiede una particolare attrezzatura). Un modo affascinante di vivere la neve, con scenari ovattati, un lento incedere tra valli e pendii, immersi in boschi silenziosi di faggi e pini, fino alle cime più alte dove si aprono vedute indescrivibili, paesaggi ghiacciati ed imbiancati.

Le ciaspole
Le ciaspole sono una specie di zatteroni che prima erano realizzate in legno mentre oggi sono in plastica, e che permettono di galleggiare sulla neve fresca evitando di sprofondarci. Sopra la ciaspola è montato un dispositivo basculante sul quale va legata la calzatura. La basculabilità serve per ridurre la fatica e rendere la camminata più fluida. Nei tratti più impegnativi (discese ripide, traversi), dove è bene avere un ottimo controllo della ciaspola, la basculabilità si blocca con un gancio posteriore. L’aggancio dello scarpone è regolabile in lunghezza, ed è composto da una legatura anteriore (in punta) ed una cinghia posteriore (sulla caviglia). Sono presenti anche dei puntali e ramponcini metallici che garantiscano una migliore presa sulle salite ripide e sulla neve dura. Infine nei pendii più duri si può fissare l’alzatacco che tiene sollevato il tallone. Compagni indispensabili delle ciaspole sono i bastoncini, che servono per mantenere l’equilibrio, migliorare il ritmo della camminata ed aiutare la stabilità.

Uso delle ciaspole
Ciaspolare è un po’ come il nordic walking: braccia e gambe si muovono in modo alternato, per cui quando avanza il piede destro si punta nella neve la bacchetta impugnata con la mano sinistra, e viceversa. Nei tratti di ripida salita invece si puntano entrambi i bastoncini avanti per poi far leva e aiutare la spinta delle gambe. La falcata è fatta con passi brevi e gambe appena un po’ più larghe del normale, seguendo la traccia già aperta nella neve (è meno faticoso).

Abbigliamento
Il vestiario deve essere a strati, e bisogna evitare assolutamente di sudare. Le temperature sono molto basse, ma muovendosi il corpo si riscalda velocemente. L’abbigliamento ottimale prevede una maglietta intima traspirante (mai il cotone che si inzuppa) a maniche lunghe, un pile, un giubbetto antivento, pantaloni lunghi da escursionismo (quelli da sci sono sconsigliati perché rigidi e troppo imbottiti, e non vanno assolutamente bene i jeans che si bagnerebbero con la neve) ed infine scarpe da trekking impermeabili. Non bisogna dimenticare di portare un cappello che protegga anche le orecchie dal vento, guanti impermeabili, uno scalda collo ed un paio di occhiali per ripararsi dai riflessi del sole sulla neve.

Itinerari
I posti da visitare qui vicino sono svariati, possiamo infatti arrivare a Livata per scoprire le vedute del Monte Autore, oppure passeggiare tra i boschi di campo Buffone, salire su Monte Calvo e poi scendere a Campaegli; a Campo Felice si raggiungono facilmente le vecchie miniere ed il rifugio Sebastiani; poi ci sono il Terminillo, il Monte Cotento vicino Filettino, Campo Imperatore, Campo Staffi, la zona di Pescasseroli ed Alfedena. È bene andare in gruppo o con una guida alpina locale, per apprezzare meglio i segreti del territorio e viverli in piena sicurezza. Ci sono molti luoghi vicini dove passeggiare sulla neve, allora cosa aspettate a provarne la magia!

Nun se po’ mai sapè

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2018 (Anno XV – Numero 1) sullo spettacolo della compagnia teatrale di Castel Madama intitolato “Nun se po’ mai sapè”.

La compagnia teatrale “Quelli che … continuano” hanno messo in scena la loro 18 rappresentazione da quando è nata l’associazione nel 2006. Lo spettacolo intitolato “Nun se po’ mai sapè” vede alla regia sempre Mario Di Nardo, mentre sul palcoscenico si avvicendano Sergio Millozzi, Paola Proietti, Michele Gnocchi, Pina Mancini, Ernesto Izzo, Desirè Catalano, Riccardo Nonni, Laura Tatti, Alessandro Santolamazza e Rodolfo Piersanti.
Naturalmente gli attori sul palco sono stati continuamente sostenuti, affiancati e seguiti da tutti i soci del gruppo teatrale, che si sono occupati di tutto il resto: musiche, luci, scenografia, costumi, trucco, sito web, pubblicità, raccolta fondi, sala e spettatori. Insomma il lavoro non manca di certo, e l’impegno di tutti quanti i sostenitori della compagnia è essenziale per mettere in scena la commedia, in cui si vedono ed apprezzano i frutti di questa enorme e laboriosa attività.
Questa volta siamo a Napoli ed entriamo dentro la casa di Pietro Luongo e la moglie Maria, due semplici impiegati che vivono con i loro figli Guido e Luisa in casa di Alfonso, il padre di Pietro. Costui, da qualche giorno, sembra sia affetto dai mali più strani: un dolore alla spalla, che poi diventa una fitta alla gamba sinistra, ma dopo passa alla coscia quella destra, un “guasto mobile” come lo ribattezzano. I figli Pietro e Giancarlo non sanno che pesci prendere, perché il dottore sostiene che non c’è nessun problema di salute. Questa storia comincia così, ma già dalle prime battute si intuisce che il vecchio Alfonso nasconde qualcosa dietro le sue lagnanze. Si susseguono poi altri eventi che rendono la situazione sempre più complicata, ma anche interessante ed avvincente, con risvolti storici, sentimentali e mondani. Si parla della guerra mondiale, delle deportazioni, di un fratello smarrito durante questi tragici eventi, così come dei problemi di alloggio degli studenti universitari oppure di incalliti dongiovanni.
Quando si risolve un problema ne nasce immediatamente un altro. Tutti vogliono occupare la camera libera di Luisa per una notte: la badante polacca, suo marito, l’amica universitaria di Guido che non trova una sistemazione, Lorenzo che è stato buttato fuori dalla moglie da lui tradita, e per terminare Giancarlo che ha un seccante problema a casa di infiltrazione d’acqua.
A questo punto entra in scena anche una scaltra quanto bizzarra investigatrice di nome Ercola, che sembra inizialmente non aiutare a risolvere il mistero, ma invece è proprio lei che ne svela la verità nascosta. Quella che sembrava la commovente storia di una nipote ritrovata dopo tanti anni, è invece il disonesto tentativo di cercare il tesoro occultato dietro il mattone del cassonetto della stanza di Luisa, di cui il marito di Olga era venuto a conoscenza dal suo compagno in carcere. La badante e suo marito non sono altro che sorella e fratello, due manigoldi che cercano solo di arricchirsi. Non sapevano però che Alfonso aveva già ceduto tutti quei diamanti per mantenere la famiglia e comprare la casa dove vivevano, benché il loro valore fosse molto più alto.
La vicenda sembra finita, ma proprio all’ultimo momento il vecchio Alfonso ritrova per caso due di quei preziosi diamanti, e li regala ai suoi figli. Insomma, “Nun se pò mai sapè” quello che ci riserba il futuro!

L’Osteria da Ermelinda

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Maggio 2017 (Anno XIV – Numero 5) intitolato “L’Osteria da Ermelinda”.

Il gruppo del Centro Sociale Anziani presenta una nuova rappresentazione teatrale intitolata “L’Osteria da Ermelinda” dove “se canta, se magna e se brinda”. E per dire il vero gli attori hanno veramente mangiato e bevuto sul palcoscenico, rendendo così la rappresentazione più realistica e l’atmosfera più calda e familiare. Il recital dialettale è scritto e diretto da Michele Marazza, e rappresentato al teatro comunale in occasione della festa del santo patrono S. Michele Arcangelo.

La storia si svolge interamente davanti l’osteria della Sig.ra Ermelinda, dove si raduna quotidianamente un gruppetto di amici che passano il tempo cantando, mangiando e bevendo. Fanno parte della divertente brigata Peppe Cecara e Romoletto (due incalliti scapoloni), accompagnati da Ceccone (lo stornellatore) e Quartuccio (marito di Ninetta), Arturo (marito di Eufemia), Toto che suona la chitarra e Zifefè con il tamburello. Oltre a questi personaggi si incontra Righetto (l’oste), Ermelinda che è la burbera proprietaria dell’osteria, Nannarella (la cuoca), un’anziana signora di nome Lella che ha vissuto molti anni a Roma, Marianicola che ancora cerca marito, le due comari, Rolando rimasto vedovo di sua moglie Rolanda, ed infine le mogli infedeli che confessano al parroco i loro tradimenti ed il Sindaco che non vuole aggiustare le strade dove “scivolano numerose donne”.

Sono state riprese alcune divertenti scene della precedente rappresentazione, che hanno fatto molto successo anche questa volta, come la storia di Arturo ed Eufemia che litigano e si accapigliano per prendere l’acqua alla fontana con un secchio che purtroppo è bucato, oppure quella di Rolando rimasto vedovo, che però scopre di essere stato tradito in continuazione dalla moglie, così decide di non farle più un bel funerale, ma a questo punto lei si alza e va da sola a camposanto.

Certo durante la prima è saltata qualche battuta, ma si tratta pure di un gruppo teatrale amatoriale, e comunque l’impegno profuso è stato grandissimo ed il risultato ottimo: gli spettatori si sono svagati, trascinati in un mondo dove non esiste la play station e ci si diverte cantando e chiacchierando in compagnia, e non davanti al computer usando i social come facebook. Le storielle comiche si susseguono velocemente, interrotte dalle uscite della Sig.ra Ermelinda che sbraita continuamente, e contornate da numerosi canti, stornelli e cantilene, romani ma anche milanesi. Le scene sono intramezzate dal racconto di Romoletto e sora Lella che vantano le bellezze della città di Roma.

Si crea un atmosfera particolare, è un incredibile viaggio nel passato quando la panzanella, la pasta abbrustolita in padella ed il pane bagnato con lo zucchero erano una squisitezza, una prelibatezza, e se il tutto era addolcito da un bicchiere di vino allora era come stare in paradiso.

Tempi passati che sembrano lontani, ma per fortuna c’è il gruppo teatrale del CSA che ci ricorda quei momenti, quelle tradizioni, ed accende una speranza nei nostri animi prigionieri delle viziose abitudini odierne dove si parla ma non si comunica, si sente ma non si ascolta, si possiede ma non si ama, si sceglie senza pensare e si segue la massa, perdendosi in un infinito circolo viziato e folle.

Salva il suolo

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Luglio 2017 (Anno XIV – Numero 7) intitolato “Salva il suolo”.

Ogni anno in Europa si perdono 1.000 kmq di suolo fertile (pari a 100.000 ettari), che spariscono sotto una colata di cemento, un’area estesa come l’intera città di Roma. In Italia, la quantità di suolo urbanizzato nel 2016 era di 2,3 milioni di ettari (pari a 377 mq per abitante), il 7,6% della superficie nazionale complessiva di 30 milioni di ettari. Il terreno cementato è pari a circa un sesto della superficie agricola coltivata, ma a differenza di questa non produce frutti. Il problema è che il consumo di suolo continua costantemente ed ininterrottamente, con la scomparsa ogni anno di 22.000 ettari di aree naturali italiane (cioè 60 ettari al giorno).

Alla Lombardia compete il record nazionale di zone urbanizzate: 12,8% del territorio regionale.

A Roma, seppure con modifiche e riduzione della cubatura, sta per partire il progetto dello stadio della Roma per circa 600.000 metri cubi. In Sicilia invece, vicino Marina di Modica, un’area costiera classificata come Sito di Interesse Comunitario, ha visto ripartire le ruspe (già bloccate nel 2006) per la realizzazione di un complesso turistico di 40.000 metri quadri di superficie, di cui 3.000 metri quadri di edifici.

Spesso inoltre le opere non si terminano, sono infatti 752 le opere incompiute presenti sul territorio nazionale, come emerge dall’aggiornamento 2016 dell’anagrafe delle opere incompiute, pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ne abbiamo più di un esempio addirittura a Castel Madama: la caserma, la palestra ed il depuratore.

Per la “Giornata della Terra”, il 22 aprile 2017, Legambiente si è mobilitata in tutta Italia per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa da People4Soil, una rete libera e aperta di ONG europee, istituti di ricerca, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti. Il suolo è una risorsa essenziale, limitata, non rinnovabile e non sostituibile: dalla salute dei suoli dipende il benessere attuale e delle future generazioni. La petizione – che può essere firmata anche online sul sito web www.salvailsuolo.it – chiede che l’Unione europea introduca una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come un patrimonio comune. Devono essere raccolte un milione di firme in tutta Europa entro il 12 settembre prossimo; sono 54mila quelle necessarie per raggiungere il quorum in Italia.

Spesso infatti si costruisce in modo selvaggio, avendo come obiettivo solo interessi speculativi, trascurando l’impatto sulla produzione alimentare, la conservazione della biodiversità e la riduzione dei cambiamenti climatici. La posta in gioco è alta e la battaglia è difficile.

La Camera dei deputati ha approvato a maggio 2016 la legge sul contenimento del consumo di suolo, che si è poi fermata al Senato. Per tutti gli Stati membri dell’Unione serve un codice normativo chiaro che ponga limiti alla trasformazione dei suoli e spinga la rigenerazione urbana.

L’Italia è già piccola ed il veloce fenomeno di consumo del suolo può rovinare in maniera irreversibile le bellezze del nostro territorio, senza considerare le altre minacce che gravano sul suolo: preoccupanti fenomeni di erosione, di inaridimento (in particolare al sud e nelle isole), di contaminazione dovuta a preesistenze industriali, avvelenamento da fitofarmaci in agricoltura.

Centinaia di associazioni ambientali sottolineano come “senza un suolo sano e vivo non c’è futuro per l’uomo. Oggi il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari. Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali”. Per questo oltre 400 associazioni chiedono all’UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l’acqua e come l’aria. Se sei d’accordo, vai e firma la petizione sul sito web www.salvailsuolo.it !

Olio di palma

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Aprile 2017 (Anno XIV – Numero 4) intitolato “Olio di palma”.

Si è parlato tanto dell’olio di palma, inizialmente lodando le sue qualità, poi criticando gli effetti ambientali negativi dovuti ai metodi di produzione ed infine paventando i suoi effetti dannosi sulla salute. Cerchiamo di far luce sull’argomento riportando i pareri di diversi enti ed associazioni!

04/09/2015 – Consiglio nazionale dei chimici

I chimici spiegano che “l’olio di palma ha ottime proprietà tecnologiche, di conservabilità, di qualità, di sapore e anche di prezzo. A livello nutrizionale i valori di questo olio vegetale sono molto simili a quelli del burro. La chiave sta, come sempre, nella misura.”

13/11/2015 – Ministero della Salute

Il Ministero della Salute avvisa la “possibile presenza di colorante Sudan IV, vietato in Europa negli alimenti, in olio di palma proveniente dal Ghana via Olanda.”

25/02/2016 – Istituto superiore di sanità

L’Istituto di sanità sostiene che “l’olio di palma è un ingrediente largamente impiegato nell’industria alimentare e rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi. La letteratura scientifica non riporta l’esistenza di componenti specifiche dell’olio di palma capaci di determinare effetti negativi sulla salute, ma riconduce questi ultimi al suo elevato contenuto di acidi grassi saturi rispetto ad altri grassi alimentari. Evidenze epidemiologiche attribuiscono infatti all’eccesso di acidi grassi saturi nella dieta effetti negativi sulla salute e, in particolare, un aumento del rischio di patologie cardio-vascolari. Per tale ragione, serve contenere il consumo di alimenti apportatori di grassi saturi.”

04/05/2016 – Efsa

L’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) afferma che “i contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, danno adito a potenziali problemi di salute. Le sostanze si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature (circa 200°C). I più elevati livelli di Ge, come pure di 3-Mcpd e 2-Mcpd (compresi gli esteri) sono stati rinvenuti in oli di palma e grassi di palma, seguiti da altri oli e grassi.”

Il gruppo di esperti dell’Efsa sui contaminanti nella catena alimentare (Contam) ha spiegato che “ci sono evidenze sufficienti che il glicidolo (Ge) sia genotossico e cancerogeno”, raccomandando ulteriori ricerche per colmare le lacune nei dati e migliorare le conoscenze sulla tossicità di queste sostanze, in particolare di 2-Mcpd.

11/05/2016 – Dipartimento Alimentazione, nutrizione e salute

L’Istituto superiore di sanità ricorda che “non esiste letteratura scientifica che affermi che i grandi consumatori di olio di palma hanno più alto rischio di tumore”, considerando che questi contaminanti si ritrovano anche in molti altri oli vegetali, e in alcuni prodotti alimentari trasformati.

28/07/2016 – Stiftung Warentest

L’associazione tedesca dei consumatori, Stiftung Warentest, ha testato 21 delle creme alla nocciola più diffuse, riscontrando che quelle con olio di palma contengono meno contaminanti di quelle che ne sono prive. Il loro suggerimento? Variare le proprie fonti alimentari ed evitare abusi.

22/11/2016 – Greenpeace

Greenpeace sottolinea l’importanza della sostenibilità ambientale, infatti per produrre l’olio di palma si disboscano e si incendiano intere foreste, portando alla perdita di biodiversità e minacciando gli ultimi rifugi di tigri ed oranghi, senza contare i danni causati sulla salute dalla densa cappa di cenere e fumo degli incendi, che uccide ogni anno circa 110.000 persone. Naturalmente questo prodotto è un motore importante dell’economia di alcuni paesi del Sud Est Asiatico. Non bisogna demonizzare ma nemmeno ignorare!

Serve fare in modo che le aziende si comportino seriamente, aumentando i controlli su tutta la filiera, per produrre finalmente l’olio di palma nel rispetto dell’ambiente, dei lavoratori e delle comunità locali.

Partono i lavori al ponte degli Arci

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Gennaio 2017 (Anno XIV – Numero 2)  intitolato “Partono i lavori al ponte degli Arci”.

Ad inizio febbraio sono iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo ponte degli Arci, un intervento finanziato dalla Regione Lazio con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 815 del 22/10/2009, nella quale si individua la Provincia di Roma come ente attuatore dell’opera e beneficiario del finanziamento approvato. Dai documenti di gara ho estratto alcune informazioni sull’opera che si sta realizzando, che riporto qui di seguito.
Attualmente esiste un problema di traffico e di sicurezza stradale subito a valle dell’abitato di Monitola, causato da tre restringimenti di carreggiata successivi che costringono i veicoli ad un senso unico di marcia alternato e che sono dovuti sia a delle preesistenze archeologiche di epoca romana sia alla ristretta sezione stradale disponibile sul ponte esistente, il quale risale alla seconda metà del settecento. Questo intervento dovrebbe consentire di risolvere tali problematiche evitando la formazione di lunghe code di veicoli nelle ore di punta, facilitare il collegamento con l’autostrada e garantire un adeguato livello di sicurezza stradale. In particolare le opere previste sono costituite da:
1. Ponte carrabile a due luci in struttura mista acciaio-calcestruzzo, per uno sviluppo di circa 150 m ed una larghezza di circa a 10 m, costituito da due corsie e banchine laterali (i marciapiedi sono stati eliminati dal progetto);
2. Regolarizzazione dell’alveo ordinario del Fosso d’Empiglione, mediante sistemazione con materassi e gabbioni, nel tratto a valle del ponte esistente per circa 200 m.
Con il nuovo ponte la viabilità sarà così modificata: due corsie per senso di marcia nella direzione di Tivoli, che permetteranno ai veicoli provenienti dall’autostrada sia di proseguire verso il centro storico sia di svoltare verso il quartiere degli Arci; la corsia interna consentirà ai mezzi provenienti dagli Arci di recarsi a Tivoli. Le automobili provenienti da Tivoli continueranno ad attraversere i due archi romani, superando prima il bivio per il quartiere degli Arci e quindi il vecchio ponte (a senso unico di marcia) sino ad innestarsi sulla viabilità esistente a ridosso dell’abitato di Monitola.
Lo schema originale dell’opera è stato pesantemente riveduto dopo la conferenza dei servizi, poiché la Sovrintendenza ha sollecitato la riduzione a due campate del ponte (prima era a tre) con il conseguente aumento dell’altezza delle travi, mentre il Comune di Tivoli ha richiesto di mantenere l’attuale viabilità tra i due archi romani per l’ingresso al quartiere Arci.
Questo progetto è adottato inizialmente dal Comune di Tivoli nell’ambito del procedimento Prusst nel 2002, poi la Provincia di Roma lo inserisce nel proprio Programma Triennale 2010-2012 delle Opere Pubbliche, il progetto è stato redatto dall’Ing. Massimo Lucianetti di “Prog.In Srl”, e dopo le conferenze di servizi svoltesi nel 2006 e nel 2009, il progetto esecutivo è approvato dalla Regione Lazio nel 2012, che ha stanziato il finanziamento per l’anno 2013, e poi programmato per il 2014 assegnandolo ad Astral. La somma prevista per l’opera ammonta a circa 10,5 milioni di euro, di cui 7,4 milioni per i lavori, 0,2 per gli oneri di sicurezza, 0,1 per la sistemazione degli acquedotti romani, 0,6 per le espropriazioni, 1,7 per l’iva. Infine nel 2015 è stato pubblicato il bando per l’affidamento dei lavori mediante procedura aperta, con aggiudicazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, vinta dall’impresa castellana “Mario Cipriani Srl” con un ribasso del 32% ed un importo complessivo di circa 5,2 milioni di euro. Il cronoprogramma prevede 700 giorni di lavori, quasi 2 anni, e quindi dovremmo poter utilizzare il nuovo ponte ad inizio 2019.

Siamo proprio tanti

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Dicembre 2016 (Anno XIII – Numero 11) intitolato “Siamo proprio tanti”.

L’andamento della popolazione mondiale è un dato importante, soprattutto in riferimento al nostro sostentamento, infatti il “Global Footprint Network”, organizzazione di ricerca internazionale, ha stimato che lo scorso 8 agosto 2016 avevamo già consumato tutte le risorse (frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legno) che la terra poteva fornirci nel corso del corrente anno solare. Da quel momento in poi abbiamo iniziato ad intaccare le riserve del pianeta. Allora vediamo qualche dato!
Il numero di esseri umani viventi oggi sulla terra è 7,5 miliardi di unità. I paesi più popolati sono la Cina con 1,4 miliardi e l’India con 1,3, mentre gli USA hanno 325 milioni e l’Italia 60. Non è stato sempre così, infatti agli albori dell’agricoltura, circa 8.000 anni fa, il mondo contava solo 5 milioni di individui, cha hanno raggiunto durante l’impero romano circa i 200 milioni, con una crescita solo dello 0,05%, che fa impallidire il picco massimo raggiunto nel 1964 pari al 2,19% (44 volte superiore). Dopo le decimazioni dovute alla peste di Giustiniano nel IV scolo d.c. e alla peste nera del XIV secolo, agli inizi del XIX secolo si raggiunse la cifra di 1 miliardo di esseri umani. La rivoluzione industriale, i progressi della medicina ed il miglioramento della qualità di vita, favorirono l’aumento della popolazione che arrivò a 2 miliardi nel 1927 ed a 3 nel 1974. Dopo di ciò il tasso di crescita aumenta così tanto che ogni 12-13 anni si aggiungono 1 miliardo di individui alla popolazione mondiale. Le stime attuali prevedono un ulteriore incremento della popolazione, certo inferiore a quelli precedenti ma sempre molto alto, infatti arriveremo a 8 miliardi nel 2023 ed a 10 nel 2056. I continenti che sono cresciuti di più sono l’Asia, che sotto la spinta di India e Cina è passata da 1 miliardo di persone nel 1900 agli attuali 4 miliardi, e l’Africa che ha avuto una aumento dai 100 milioni dello scorso secolo agli odierni 900. Attualmente la popolazione mondiale si accresce di circa 80 milioni di individui all’anno, con un tasso percentuale pari al 1,13%. La densità di popolazione è interessante, le zone più popolose sono l’India con i suoi 446 esseri umani per Kmq (per chilometro quadrato), il Giappone con 336, il Pakistan, la Nigeria ed anche l’Europa con 309, l’Italia ha 203 perone per Kmq mentre la Cina 147.
Una domanda molto curiosa è quante persone sono vissute sulla terra finora? Io immaginavo qualche miliardo, invece no! La maggioranza delle stime eseguite riporta che gli individui, si può parlare anche di nostri antenati, che si sono avvicendati su questo mondo dai tempi dell’Homo Sapiens (circa 50.000 anni fa), hanno raggiunto la strabiliante cifra di 110 miliardi di vite, e quindi la popolazione attuale è solo il 6% di quella vissuta finora. Quanti individui si sono alternati in tutto questo tempo dando ognuno il suo personale contributo allo sviluppo della civiltà umana! La somma di quelle azioni ha prodotto il mondo che conosciamo ora e la società nella quale oggi viviamo, così come i nostri singoli comportamenti produrranno effetti in epoche così lontane che noi neanche immaginiamo. Una curiosità divertente: il numero delle donne e degli uomini è quasi uguale, quindi è sfatata la leggenda per la quale ci sono 7 donne per ogni uomo, che infatti derivava da un episodio biblico citato nel libro di Isaia, che prevedeva tale evento a seguito delle lunghe battaglia tra Israele e la Siria.
Un dato importante da considerare è l’evoluzione dell’età media della popolazione mondiale che fornisce l’indicazione sull’invecchiamento della popolazione stessa. Infatti se nel 1950 l’età media della popolazione mondiale era 23 anni ora abbiamo raggiunto i 29 anni. Le aree sviluppate arrivano a 42 anni (più vecchi), quelle meno ricche a 29 ed infine quelle povere a 20 (più giovani). Ad esempio la Cina ha un età media pari a 37 anni, gli USA a 38 e l’Italia addirittura 46, mentre per l’India è solo 27 anni. Per questo motivo si stima che nell’anno 2020 il numero dei 60enni supererà quello dei bambini con meno di 5 anni, generando una serie di conseguenze sui sistemi sanitari e pensionistici nazionali.
Insomma, la popolazione umana mondiale cresce velocemente consumando più risorse di quelle che il pianeta può produrre, e per evitare il collasso del sistema serve rimodulare i comportamenti umani, da una parte investendo nel controllo delle politiche demografiche, e dall’altra nel ridurre i consumi d’acqua, di cibo, di carne, d’energia, nel diminuire gli sprechi ed i rifiuti prodotti, nel differenziare e riciclare, per ritrovare quel punto d’equilibrio con il nostro pianeta, che abbiamo superato da molto (lo scorso 8 agosto abbiamo già consumato tutte le risorse annuali disponibili!).

Dietro le quinte

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Dicembre 2016 (Anno XIII – Numero 11) intitolato “Dietro le quinte”.

La compagnia teatrale “Quelli che .. continuano” presentano una famosa commedia d’autore, scritta da Edoardo Scarpetta con la riduzione di Marco Masini ed intitolata le “Tre pecore viziose”. Scarpetta è stato un attore e commediografo italiano, prestigiosa figura del panorama napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento: egli creò il teatro dialettale moderno. Il testo è stato rimodulato dalla regia di Mario di Nardo, che ha ambientato le scene negli anni ’50 e riportato le battute in italiano dal dialetto napoletano. La storia racconta che in una famiglia mantenuta e dominata da una donna autoritaria e benestante (Beatrice), vivono tre uomini nullafacenti (le “tre pecore viziose”): Fortunato, Camillo e Matteo. Questi, all’oscuro l’uno dell’altro, son amanti di tre amiche estetiste, le quali organizzano una cena con i loro promessi sposi. Sul più bello, avvisata da una lettera anonima, Beatrice piomba a casa delle estetiste, e così se ne vedranno delle belle. Lo spettacolo è ricco di momenti comici e divertenti, così come di spunti di riflessione, e vede il primo esordio sul palcoscenico di una nuova attrice, Alessia Nicolella, a cui facciamo un grosso in bocca al lupo.
Il teatro non è solo ciò che si vede sul palcoscenico, ma un intero mondo di persone che si adoperano nella creazione dei costumi, delle scenografie, dell’illuminotecnica, della musica, e tutti coloro che, dietro le quinte, concorrono al perfetto svolgimento dell’evento, il direttore di scena (responsabile dell’allestimento), gli attrezzisti (arredatori), i macchinisti (costruttori della scena), i tecnici audio e luci, il trovarobe (assistente che reperisce gli oggetti), le sarte, le parrucchiere e, ovviamente, il regista. Dietro le quinte ed il fondale (telo nero), che impediscono al pubblico di vedere i muri del teatro ed il retroscena, in quello spazio angusto (meno di 1 metro di larghezza), si sviluppa un brulichio di opere ed attività essenziali per lo svolgimento dello spettacolo: macchinisti che allestiscono i cambi di scena successivi; attori che si preparano al loro ingresso in scena; fonico e relative apparecchiature; eventuale suggeritore; sarta e costumi per un cambio rapido. Un intero universo sconosciuto, meticolosamente organizzato ed ordinato, un folto gruppo di persone che si aggira invisibile e silenzioso nel retroscena per sistemare tutte le condizioni fondamentali per lo svolgimento della commedia.
Non si possono dimenticare tutti gli impianti di scena, l’illuminazione del palco, l’audio, le riprese, la climatizzazione, i quadri elettrici, le luci di sala, oltre ai camerini ed alla sala di regia. Ci sono ben 4 batterie con 3 fari ognuna separate da delle banderuole per isolare i fasci di luce, il sagomatore (illuminazione di aree circoscritte con l’intorno al buio) e lo stroboscopio (flash per lampi singoli o in sequenza), 2 microfoni nascosti a soffitto per la registrazione audio, la telecamera per la ripresa delle scene, il videoproiettore per le pause, e nella regia il sistema di controllo DMX delle luci, il mixer, il videoregistratore il notebook, infine lo schermo nei camerini per permettere agli attori di seguire lo spettacolo. Insomma, anche gli impianti tecnologici dietro le quinti sono numerosi e complessi, senza contare che per questo spettacolo i ragazzi e le ragazze della compagnia ci hanno preparato una sorpresa, che rende il loro lavoro teatrale sempre più qualificato e raffinato, infatti quando in scena arriva … … … mi dispiace molto ma non posso rivelarvi il segreto, mi hanno imposto il silenzio, quindi non vi rimane che venire a scoprire questa eccezionale novità con i vostri stessi occhi. Ci vediamo a teatro!

So’ italiano, ma …

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Giugno 2016 (Anno XIII – Numero 6).

Il Centro Sociale Anziani di Castel Madama, in collaborazione con la compagnia “Quelli che .. continuano”, dopo il successo dell’ultima rappresentazione teatrale “‘N-giruvaghenno”, ci presentano una nuova e frizzante sceneggiatura intitolata “So’ italiano, ma …” che ci trasporta e ci fa viaggiare tra le regioni italiane, i vari dialetti, i proverbi ed i canti popolari della nostra bella Italia. In questa pittoresca gita ci accompagna la saggia Arcana, che ci guida e ci spiega le espressioni dialettali più complicate.
Divertente la storiella della povera Vendura, che rimasta vedova, cade prima negli imbrogli del “camposantaro”, per poi trovare consolazione nelle attenzioni dello stesso briccone. Sono molto piacevoli gli stornelli ciociari, così come l’episodio buffo della cartomante campana la quale raggira lo sprovveduto di turno, che però alla fine si rende conto dell’inganno e delle finte doti preveggenti della mascalzona. Non è da dimenticare il racconto di Don Mimì, un corteggiatore petulante che cerca di proporsi alla sua dirimpettaia di casa, una giovane donna con un marito molto più attempato, la quale però ha già un giovane amante che le da lezioni di chitarra durante le sieste pomeridiane dell’ignaro consorte, e che musiche!
L’aneddoto di San Martino e del vino, o i discorsi di Tonino ed Aurelia curiosa della notizia su Ottorino Petroni, che si è scoperto essere un travestito, ed il raccontino dello sbronzo Astemio Bevilacqua la cui moglie si impegna in generose relazioni pubbliche come cosiddetta consolatrice degli afflitti, ogni storiella intervallata con vivaci canti, come il popolare stornello: “Quel mazzolin di fiori che ‘l vien da la montagna”. Veramente spassosa anche la scenetta del povero marito che piange la sua adorata moglie Rolanda, per la quale voleva organizzare un imponente funerale con carrozza e cavalli bianchi, ma la visita inaspettata dei suoi numerosi amanti gli fanno cambiare idea, finché all’improvviso la moglie defunta non si alza dicendo che andrà da sola al cimitero.
I momenti più esilaranti dello spettacolo sono stati sicuramente gli stornelli allegri e le storielle divertenti, senza tralasciare i curiosi proverbi regionali e la riuscita chiusura finale con il canto dell’inno nazionale.
Insomma, il gruppo teatro del C.S.A., in cui si fa valere molto la “C” di Centro e la “S” di Sociale, e ben poco si riconosce la “A” di Anziano, ci ha regalato un’altra spiritosa ed istruttiva rappresentazione teatrale, ma soprattutto la dimostrazione che ogni età della vita ha i suoi tesori da donare e che “Un uomo non è vecchio finché è alla ricerca di qualcosa” (per dirla con un aforisma di Jean Rostand). Per questo sono da ringraziare tutti i componenti del recital: Antonietta Pietropaoli, Antonio Petrini, Benedetto Mancini, Francesca Livi, Giovanni Mancini, Margherita Proietti, Maria Domenica Ruggeri, Maria Onofri, Maria Sistina Censi, Mario Bussi, Mario Garofolo, Mario Moriconi, Piera Iannuccelli, Pina Salvatori, Renzo Possenti, Rosaria Nonni, e per finire il tecnico Michele Garofolo, la regia di Carlo Marazza e la presidente Rina Iori.