Tempus fugit

Qui sotto è riportato l’articolo pubblicato sul mensile “La Piazza” nel numero di Novembre 2015 (Anno XII – Numero 10), consultabile in questa pagina web.

Il tempo scorre veloce (tempus fugit – famosa espressione latina), sfuggendo anche alla nostra comprensione, ma alcune volte rallenta, infatti non è un indice di riferimento assoluto ma dipende dalla velocità con la quale procediamo. Già nel 1971, per verificare come si comportava il tempo per un soggetto in movimento, fu eseguito questo esperimento: furono presi due orologi atomici sincronizzati (sono molto precisi, perdono 1 secondo ogni miliardo di anni), uno fu lasciato a terra e l’altro fu collocato su un jet, e dopo il volo intercontinentale fu constatato come i cronometri risultavano sfalsati, anche se solo di qualche centinaio di miliardesimo di secondo. Il tempo sul jet era trascorso più lentamente perché questo si muoveva ad alta velocità, quindi si è dimostrato che il moto nello spazio influenza la velocità con cui il tempo scorre.
Cosa è dunque il presente? Quello che si trova tra il passato ed il futuro, l’istante che vivo ora mentre scrivo l’articolo, che però non è lo stesso identico istante di quello dei cosmonauti che viaggiano intorno alla terra a 27.600 km/h, compiendo ogni giorno 15 giri del pianeta, perché sulla stazione orbitante il tempo scorre più lento, è come se loro si trovassero in un’altra dimensione spazio-temporale rispetto alla mia. In questo caso la differenza di tempo è piccola, perché siamo vicini, ma se pensiamo ad un alieno su un pianeta lontanissimo (10 miliardi di anni luce da noi), costui vive il nostro stesso istante se resta fermo, ma se inizia a pedalare allontanandosi da noi, l’enorme distanza che ci separa lo farebbe piombare nella dimensione temporale che corrisponde alla terra durante la prima guerra mondiale, invece se l’alieno pedala avvicinandosi a noi è come se vivesse un’istante che appartiene al nostro futuro tra 100 anni. Per capire meglio, se tutta la storia dell’universo fosse scritta in un libro, ed io stessi vivendo la pagina-anno 2015, se l’alieno fosse fermo si troverebbe sulla mia stessa pagina spazio-temporale, ma se si muovesse pedalando lontano da me si sposterebbe alla mia pagina-anno 1915, mentre se si spingesse pedalando verso di me si trasferirebbe alla mia pagina-anno 2115. Insomma, così come intorno a noi vediamo tutto lo spazio che esiste, allo stesso modo lì fuori c’è tutto il tempo, dalla nascita alla morte dell’universo, ed il passato, il presente ed il futuro convivono insieme indistintamente, come un film impresso su una pellicola in cui tutti i momenti esistono già. Ma perché meravigliarsi, se osserviamo i corpi celesti, la luce che ora vediamo è quella prodotta dalle stelle milioni di anni fa, quando l’uomo ancora non compariva sulla terra, quindi la nostra percezione del presente è ingannevole. Allora si potrebbe viaggiare nel passato e nel futuro? Teoricamente si. Anche la gravità influenza il tempo, per questo se si potesse passare vicino ad un buco nero, 2 ore in orbita lì introno corrisponderebbero a 50 anni sulla terra, in questo modo avremmo viaggiato nel futuro. Tornare nel passato è più complesso, infatti sono stati teorizzati i wormhole, cioè dei cunicoli spazio-tempo che collegano due punti e due momenti diversi dell’universo, ma sono ancora impraticabili perché anche se le leggi della fisica sono reversibili, esiste un unico verso in cui il tempo può scorrere (la freccia del tempo) perché è irreversibile, e ciò deriva dal principio di Boltzmann per cui nell’universo l’entropia (misura del disordine) non può che aumentare con il tempo, ed il momento di massimo ordine è stato proprio il big bang (l’inizio di tutto) quando tutta la materia era concentrata in un punto, e prima di quel momento non esisteva né il concetto di spazio né quello di tempo.
Solo superando le esperienze ordinarie si può andare oltre le nostre percezioni limitate, e comprendere che siamo parte di una realtà molto più ricca e straordinaria di quella che ora riusciamo a vedere.